E’ stato lo stesso sindaco Cassì, nel corso della seduta del Consiglio comunale di lunedì 10 marzo, rivolgendosi al consigliere Bitetti, a dire testualmente (citando dal verbale della seduta): “ … noi il giorno 13 … abbiamo un appuntamento con il nuovo Assessore Regionale alla Sanità, l’Assessore Daniela Faraoni. L’Assessore Iacono, l’Assessore del nostro Comune, Iacono, ha preso questo appuntamento perché dobbiamo discutere, speriamo in maniera risolutiva, con l’Assessorato Regionale, spero che sia presente anche Dirigente e il Direttore Generale, di alcune questioni che obiettivamente sono in sospeso e che hanno bisogno di una rapida soluzione.”
Le questioni che attengono alla sanità locale, ospedaliera e territoriale, sono molte, come dice il sindaco tutte in sospeso e che, nonostante si tratti di problematiche che hanno bisogno di una rapida soluzione, non trovano né risposte, né riscontri da parte delle competenti autorità.
Fra gli argomenti da presentare all’assessore, il sindaco ha citato, in aula solo quelli della Casa di Comunità e quello della neurologia e della stroke unit che dovrebbero stare al ‘Giovanni Paolo II’, oltre a generici riferimenti a “parleremo di tutte le questioni che sono in questo momento sul tappeto e sulle quali la Regione, purtroppo, non ha dato risposta. “
Non stiamo qui a sindacare quali emergenze Cassì abbia sottoposto ci atteniamo alle due di cui ha parlato in aula.
Ha detto il sindaco: “Una di queste certamente è la problematica della Casa di Comunità, che colpevolmente è tata omessa nella programmazione che ha riguardato il nostro territorio.
Ragusa, come sappiamo tutti, ha tutti i requisiti per essere sede di Casa di Comunità. Ha ricordato lei molto bene qual è la funzione della Casa di Comunità. L’ambulatorio che potrebbe nascerne, la funzione anche di
snellimento di tutta l’attività sanitaria del territorio, la funzione di intercettare quelle patologie che in questo momento finiscono tutte, confluiscono nei pronti soccorsi, determinandone il sovraffollamento.
Quindi certamente Ragusa deve avere una Casa di Comunità.
Allora, alla stessa maniera, le dico con altrettanta fermezza, che Ragusa deve avere anche un luogo dove poter ospitare soggetti affetti da patologie invalidanti, in particolare affetti dalla sindrome dell’autismo.
Noi abbiamo preso un impegno, io non posso smentirla, ovviamente non avrei nessun motivo, con le associazioni locali che fanno capo alla Pro Diritti H e che si occupano del dare assistenza ai soggetti affetti da queste patologie ed è chiaro che le due cose devono andare insieme, cioè noi dobbiamo fare in modo, se ci riusciamo, non sarà semplice, ma dobbiamo convincere l’Assessorato Regionale, l’Assessore Regionale, il Presidente della Regione, al quale abbiamo anche sottoposto la questione, che Ragusa deve avere entrambe le cose.
Deve avere una Casa di Comunità, non può non averla, e deve avere un centro diurno, che poi diventa anche luogo di ricovero per soggetti con difficoltà e con disabilità.
Naturalmente, la contemporanea presenza di queste strutture ci deve essere garantita. Noi possiamo fare la
nostra parte, come abbiamo sempre fatto. Il Comune di Ragusa fa sempre la propria parte fino in fondo e la faremo ancora e metteremo a disposizione quello che abbiamo, ma deve essere l’Autorità Regionale competente, che ha le disponibilità che noi non abbiamo, a consentirci di colmare queste lacune che sono nel nostro territorio.
Le garantisco che faremo, anzi la coinvolgeremo poi in futuro sulle tematiche, perché quello che lei ha detto è condivisibile e certamente dovremo trovare una soluzione che possa andare bene per tutti senza irrigidimenti ideologici o perché…
Perché, veda, può succedere anche che ci sia una modifica di strategia. L’importante è raggiungere l’obiettivo.
L’importante è che Ragusa abbia questi presidi sanitari così utili e necessari.”
Un discorso quanto mai contorto, a tratto sibillino, secondo noi: la Casa protetta per anziani, disabili, affetti da autismo, e quant’altro c’è già, ha una sua destinazione d’uso vincolante, è stata di recente oggetto di lavori di completamento, dopo decenni, non si comprende perché il sindaco abbia parlato della necessità di avere entrambe le strutture.
La Casa Protetta c’è ed è già nostra, la Casa di Comunità ci tocca per ottemperare alla Legge e per riparare il maltolto, come riconosciuto anche dai dirigenti dell’Assessorato.
Perché il sindaco allora chiede delle garanzie per qualcosa che ci tocca? È stata già di troppo l’offerta del secondo piano della Casa Protetta per allocarci la Casa di Comunità, se all’ASP non va bene, per qualsivoglia motivo, vadano a sfruttare i tanti immobili inutilizzati o sottoutilizzati che hanno.
Si deve andare a Palermo per denunciare le lentezze e i danni provocati dai vari vertici dell’ASP che si sono succeduti, non per chiedere.
Successivamente il sindaco ha detto ancora: “Quindi parleremo di Stroke Unit e parleremo di tutte le questioni che sono in questo momento sul tappeto e sulle quali la Regione, purtroppo, non ha dato risposta.
Vi ricordo, ricordo a me stesso, che c’è una sentenza del Tar di Catania, che non è stata mai impugnata, che non è stata mai eseguita, che è stata oggetto di un giudizio di ottemperanza, sempre da parte del Tar di Catania, che ha disposto, addirittura nominando un Commissario ad acta, che si desse esecuzione a quella sentenza, che prevedeva che la Stroke Unit, per motivi collegati alla salute pubblica, fosse allocata all’interno della città di Ragusa, per i motivi del fatto che la città è baricentrica e questo consentirebbe e consentirà… consentirebbe per adesso veramente di salvare vite che adesso sono a rischio.”
Ma, anche da avvocato, cosa pensa di fare per fare rispettare le sentenze del Tribunale amministrativo?
Queste sono le nostre domande che attendono le risposte da affiancare a quelle che il sindaco dovrebbe aver portato da Palermo: purtroppo il silenzio che regna nella comunicazione di palazzo, fino al momento in cui scriviamo, ci induce a pensare che risposte non ce ne sono state o sono state solo interlocutorie, il che non depone bene per l’autorevolezza del primo cittadino che, addirittura, avrebbe voluto rappresentare la provincia oltre al capoluogo.