Si ripropone, come ogni anno, lo sconveniente fenomeno delle chiusure non controllate degli esercizi pubblici.
Di certo, tutto avviene nella assoluta legittimità dei comportamenti, consentiti dalle normative vigenti, il che esclude anche, a priori responsabilità degli amministratori, presenti e passati, che hanno poco potere per intervenire.
Dovrebbero essere le associazioni di categoria a farlo per programmare le chiusure e gli orari, ma è abbastanza evidente che manca l’autorevolezza necessaria per imporre un minimo di regolamentazione.
Si parla tanto di turismo, ma, ancora prima del clou della stagione, in alcuni periodi della giornata è difficile anche poter prendere un caffè. In determinati orari del fine settimana, se un turista arriva in centro storico ha difficoltà anche solo per dissetarsi.
Una volta c’era il turno di chiusura settimanale, peraltro ben evidenziato all’ingresso del locale, oggi si chiude all’ora di pranzo, si chiude la domenica, si sta aperti il sabato mattina ma si chiude nel pomeriggio, senza una precisa programmazione, né tantomeno nessuna comunicazione alla clientela.
E se in centro storico, nel fine settimana, è possibile trovare qualche locale aperto, dal pomeriggio del sabato alla domenica, andando verso le periferie restano i supermercati e i centri commerciali come unico rifugio.
Il prossimo mese di agosto sarà poi l’inferno per i ragusani che restano in città, alle prese con le ferie dei panifici, delle smacchiatorie, delle officine meccaniche; ognuno sceglie il perdio di ferie e gli orari più comodi, non c’è ombra di programmazione, né di turnazioni, meno che mai un intervento delle associazioni di categoria, né tantomeno degli assessorati competenti per mettere ordine nel settore del commercio.
In particolare, il centro storico, per cui si auspica una rivitalizzazione, soffre il fenomeno e non si apre nemmeno ai flussi dei visitatori e dei turisti per tentare di risollevarsi.