Lo sviluppo di comunità e il senso di comunità

Dall’esterno arriva una nota che plaude alla significativa strategia di intervento sociale messa in atto, con l’assegnazione di una delega specifica, dal Sindaco Cassì’ che ha assegnato appunto la delega allo Sviluppo di Comunità all’assessore Giovanni Iacono che già nella precedente amministrazione aveva tentato di inserire questa area nel programma ammnistrativo per la città, stilato nel 2013. Allora fu ipotizzata la creazione di un Dipartimento per lo sviluppo di Comunità, poi non realizzato.
A stendere la nota la dott.ssa Giuseppina Pavone, Specialista in Programmazione Politiche Sociali, la sola, fino a questo momento, a riservare lo spazio adeguato a questa importante iniziativa che rappresenta una forte innovazione per la nostra città e la pone all’avanguardia in riferimento alle problematiche di settore.

Questa la nota in oggetto:

Oggi Ragusa è l’unico Comune in Italia ad avere questa opportunità, ponendosi così all’avanguardia per innovazione socio-amministrativa del territorio.
Vale la pena spendere qualche parola su questa significativa strategia d’intervento sociale.
Lavorare per lo ‘sviluppo di comunità’ significa considerare la comunità non più come passiva destinataria di interventi decisi da altri, bensì come motore di cambiamento sociale.
L’obiettivo è rendere la comunità “competente”, cioè capace di riconoscere i propri bisogni e di mobilitare e impiegare le risorse necessarie per soddisfarli.
Già nel 1955 l’ONU definiva lo ‘sviluppo di comunità’ come “l’utilizzazione sotto un unico programma di approcci e tecniche che contano su comunità locali come unità d’azione (….). Tale programma cerca di stimolare l’iniziativa e le capacità direttive locali come mezzo principale di mutamento”.
La premessa di fondo di tale concetto è che in ogni comunità esistono risorse sia in natura (capitale fisico), sia in persone (capitale umano), sia in relazioni (capitale sociale).
Mentre il concetto di capitale fisico appare relativamente semplice da definire, le nozioni di capitale umano e capitale sociale richiedono un, seppur breve, chiarimento.
Il ‘capitale umano’ può essere definito come quell’insieme di caratteristiche individuali quali il livello e la qualità dell’istruzione, le capacità naturali, i talenti e le esperienze che, almeno in parte, sono il frutto di un investimento individuale e che sono rilevanti per l’attività economica.
Il ‘capitale sociale’ è rappresentato, invece, dalla fiducia, dai valori condivisi e da quell’insieme di relazioni, norme e istituzioni che, all’interno della ‘società civile’, facilitano le relazioni economiche, incidendo al ribasso anche sui costi.
I concetti suesposti acquistano probabilmente maggiore pregnanza se si introduce un’ulteriore dimensione (il ‘senso di comunità’) che può essere configurata come loro componente trasversale, nonché elemento facilitatore di sviluppo e crescita.
Di una ‘comunità’ si studiano e si analizzano, di solito, gli aspetti strutturali, funzionali e culturali; poco o nulla si dice del ‘senso di comunità’, inteso innanzitutto come percezione relativa alle qualità delle relazioni all’interno di un contesto ben definito.
E’ dimostrato che tale dimensione svolge un ruolo significativo nello sviluppo della comunità, nella crescita e nel benessere dei cittadini, oltreché contribuire a realizzare un buon livello di ‘coesione sociale’.
Si tratta, fondamentalmente, di dar conto del diffuso sentimento di ‘precarietà relazionale’ che, a causa dell’assottigliarsi dei legami (familiari, sociali,…), dell’elevata mobilità e, paradossalmente, dell’imponente pervasività dei mezzi di comunicazione (compresi i social media, nelle loro diverse modalità espressive), caratterizza oggi la vita delle persone, con la conseguente, a volte spasmodica, ricerca di ‘appartenenze’.
Al di là di ogni sterile campanilismo, ci si sente ‘parte’ di una comunità se c’è condivisione dei valori, ma anche del sistema simbolico nelle sue diverse rappresentazioni collettive (miti, riti, cerimonie, feste, …); se si ha la percezione che i propri bisogni possano essere soddisfatti e integrati (attraverso l’accesso alle risorse rese disponibili proprio dall’appartenenza alla comunità); se si ha la percezione di ‘contare’ nella comunità e di avere ‘potere’ (inteso come capacità e possibilità di avere influenza sulle regole di funzionamento, sulla struttura e sulla dinamica della comunità).
Detto questo, è legittimo chiedersi come tutto ciò si possa sostenere, realizzare e, aspetto ancora più importante, correlare con la ‘crescita’ della comunità, considerata come obiettivo primario.
Si tratta di passare dai presupposti teorici agli interventi applicativi e, naturalmente, non è questa la sede per analizzarli.
L’assessorato allo ‘Sviluppo di Comunità’ si fa carico di tale impegnativo compito: adeguare modelli sia teorici che operativi, strategie e linee guida per far sì che le illustrate connotazioni definitorie producano azioni concrete ed efficaci.
L’impianto generale è, comunque, interessante e senz’altro innovativo per Ragusa.
©Giuseppina Pavone, Specialista in Programmazione Politiche Sociali

Ultimi Articoli