Da Ministro, Di Maio riempie le piazze

È stato così per la campagna elettorale di Antonio Tringali, quando, a nemmeno 48 ore dall’insediamento al Ministero del Lavoro, Luigi Di Maio fu accolto da una piazza osannante, la storia si è ripetuta in occasione della tappa siciliana, a Pozzallo, dove il capo politico del Movimento 5 Stelle, oggi vicepresidente del consiglio in coabitazione con Salvini, è venuto per discutere di temi nazionali, propedeutici alla prossima campagna per le europee.
Scelta una piazza della provincia di Ragusa dove pure, in occasione di recenti consultazioni elettorali, l’incontro con i cittadini, dopo una visita al porto, si era risolto in un caffè al bar con lo staff, qualche amico e qualche curioso.
Da Ministro, Luigi Di Maio raccoglie, invece, un grande consenso di pubblico, la traduzione del grande seguito per il Movimento, a livello di opinione, che viene, costantemente confermato dai dati dei sondaggi.
I contenuti del comizio di Pozzallo depongono per una campagna elettorale in vista delle prossime elezioni europee, per una conferma della leadership nella politica italiana, sia pure in collaborazione con la lega di Salvini, l’altro partito ‘nuovo’ che catalizza l’attenzione degli elettori.
La scelta è quella di stare vicini alla gente, non solo prima della campagna elettorale ma anche dopo, per informare su quello che si sta facendo e ribadire quello che si vuole fare.
Al riguardo, Di Maio ha perseguito la linea di grande comunicatore per la massa, glissando sui temi del contratto inattuabili da subito, non ha parlato di reddito di cittadinanza, non ha parlato di abolizione della legge Fornero, come non si è avvicinato ai temi cari alla Lega. Questo per non dare eccessiva importanza al suo socio di governo, ma anche perché i temi oggetto del contratto, come abbassamento delle tasse, pace fiscale e altre promesse della campagna elettorale non possono essere attuate subito, potrebbero far parte anche di una strategia per alimentare prossime campagne elettorali, una volta arrivati, comunque al potere.
Ha colpito l’assenza dell’argomento migranti, soprattutto in un posto come Pozzallo, ha colpito l’assenza, non solo sul proscenio dell’anfiteatro pozzallese, ma anche per la comunicazione sui media e sui social, di esponenti locali del Movimento 5 Stelle, in particolare quelli di Ragusa, di prima e seconda generazione politica.
Un segnale di come qualche esponente del Movimento continui a fare terra bruciata attorno alla propria figura per restare unico e solo presidio dei grillini in terra iblea, anche dopo la sconfitta elettorale di Ragusa.

Il comizio è stato dominato, come detto, dalla propaganda sulle cose fatte e su quelle da fare: decreto per il divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo, ma nessuna strategia per limitare il gioco d’azzardo, in buona parte favorito dalle stesse numerose iniziative dello stato che fra gratta e vinci, lotto, superenalotto e giochi di contorno opprime ormai la gente con l’illusione di poter cambiare vita.

Ottime intenzioni quelle di svincolare la politica dalle scelte dei manager della sanità, ma obiettivo che non si potrà raggiungere subito, come quello della riorganizzazione dei centri per l’impiego, inefficienti soprattutto al sud.
Esigenza ineludibile quella della formazione, come quella di creare posti di lavoro, obiettivi che vanno raggiunti per primi al sud perché se si riuscirà a risolvere i problemi al sud, si potrà vincere dappertutto.
E per il sud la promessa e l’impegno di stare vicini a tutti i sindaci, di qualsiasi colore politico.
Promesse anche per la scuola, per far tornare gli insegnanti vicino casa ma anche per eliminare le classi pollaio e favorire il tempo prolungato in un’ottica di maggiore occupazione e di sostegno alle famiglie.

Per il futuro un programma di adeguati sostegni statali, come in Francia, per l’incremento demografico.

Di Maio crede di poter cambiare le cose, il Movimento 5 Stelle mirerà sempre ad eliminare i privilegi, nonostante i tentativi di bloccare il cambiamento.
Aiuti alle aziende in fallimento, eliminazione alle false cooperative, lotta alla corruzione, con l’intento di lottare i grandi evasori e la burocrazia che limitano lo sviluppo.
Un cenno ha dedicato Di Maio alla strategia di riportare l’Italia come Stato leader in Europa, non assoggettato ai capricci delle nazioni apparentemente più solide economicamente, uno stato che non si accontenta di mancette come quella che è stata data in cambio dell’apertura totale dei porti italiani.
Punto fermo l’eliminazione del precariato, spirale infernale per tanti giovani, che si potrà raggiungere anche attraverso il rispetto riguadagnato delle altre nazioni europee.
Un cenno al fenomeno dell’immigrazione, pur puntualizzando che non era sua intenzione venire a Pozzallo per utilizzare la cittadina come spunto per discutere sul triste fenomeno che assilla l’Italia e la Sicilia in particolare.
Consapevole che, nello stesso fenomeno, c’è qualcosa di strano, Di Maio vuole mettere ordine fra cooperative, albergatori e palazzinari che si trasformano in industria dell’accoglienza e ai quali si vuole chiedere un rendiconto preciso e puntuale delle spese e degli introiti.
Bellicose le intenzioni sull’agricoltura, in difesa della quale si fanno intravedere atteggiamenti fermi e risoluti nei confronti dell’Europa, limitando o annullando, se necessario, l’erogazione dei fondi a favore della comunità europea, circa 20 miliardi dei quali ne rientrano appena 12.
La chiusura è dedicata ai temi forti, quelli che fanno presa sulla gente, alle cose fatte:
eliminati i vitalizi, si proseguirà nell’azione in sede di regione siciliana, se possibile, si interverrà sulle pensioni d’oro, per destinare ogni euro recuperato solo alle pensioni minime degli italiani.
Non è populismo, secondo Di Maio, ma solo lotta alle ingiustizie, per intanto, nonostante le promesse un invalido civile prende sempre solo 279 euro al mese.
Inevitabile per il vicepremier parlare del decreto dignità, che si traduce in lotta alla precarietà, lotta alle delocalizzazioni delle aziende, attenzione per le aziende che prendono contributi dello Stato e non possono più né delocalizzare, né licenziare dopo aver preso incentivi per il personale.
Poi di nuovo promesse, per lavorare all’alleggerimento della burocrazia, vera piaga della nazione e per modificare il modello di gestione del fisco: fino ad ora tutti i cittadini sono disonesti, per il fisco, d’ora in avanti dovrà essere il fisco a dire e a provare chi è disonesto, che come tale sarà trattato e punto.
Ma, come detto, per l’abbassamento delle aliquote fiscali, per la pace fiscale, per la flat tax, per l’aumento delle pensioni minime, gli argomenti sono stati elegantemente aggirati nel turbinio di promesse e intendimenti sulle cose da fare che restano sempre molto di più numerose delle cose fatte.

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