In tempi non sospetti abbiamo sempre apprezzato, proprio dalle pagine di questo giornale, le qualità e le capacità politiche di Stefania Campo, da quando era assessore al Comune di Ragusa.
Si muoveva con concretezza, eleganza, discrezione e una visione d’insieme che pochi riuscivano a percepire, la definimmo, al tempo, l’assessore da red carpet, che avremmo visto come il sindaco ideale per la città di Ragusa, colta, capace, titolata e con quella giusta dose di ‘grillismo’ che ci voleva.
A qualcuno, forse, aveva cominciato a dare fastidio, troppo operativa e troppo intelligente politicamente nel pentolone della melmosa politica locale, cercarono di farla fuori, politicamente, ci riuscirono temporaneamente; in seguito, facendo appello solo alle sue qualità è risalita, con una campagna elettorale che ha fatto scuola, ed è arrivata direttamente a Palazzo dei Normanni a Palermo, dove, dopo pochi mesi di attività, ha già dimostrato come si occupa di politica e fa intravedere ‘spettacoli’ di grande rilevanza.
Nonostante questa celebrazione, dobbiamo dire che non abbiamo condiviso qualche scelta di Stefania, segnatamente in relazione alle ultime elezioni nazionali e alle comunali di Ragusa, andate entrambe malissimo per la città, anche per qualche sua posizione non del tutto apprezzabile, non ci piace in assoluto il suo cerchio magico, come non piace a molti del Movimento 5 Stelle di Ragusa (se ancora esiste), ma non ci possiamo esimere dallo sperare che i vertici regionali e nazionali del Movimento tengano sempre in grande considerazione questo modello di politica efficace, moderna, nuova.
Oggi, sabato 15 settembre, dalla sua pagina facebbok, Stefania Campo ci lascia una testimonianza eccelsa del suo fare politica in maniera chiara.
Tutti, anche molti del suo partito, si sono riempiti la bocca, di Milleproroghe, di bando delle periferie, di metropolitana di superficie, ma non c’è un ragusano che avesse capito di cosa si stava parlando, solo propaganda gratuita e superficiale conoscenza della materia.
Stefania Campo spiega con chiarezza perché il bando delle periferie è stato messo da parte, spiega perché poco o nulla è addebitabile ai 5 Stelle, lascia aperta la porta per la realizzazione della metropolitana di superficie, e siamo certi che, se se ne occupa Lei, a Ragusa gireremo solo in metroferrovia, sgombra il campo da paternità fasulle o prese a noleggio.
C’è da sperare, e potrebbe non essere un sogno, che Stefania Campo ci dica, prossimamente, come stanno le cose per la Ragusa Catania e per l’autostrada, siamo certi che quando toglierà il coperchio anche a questi piccoli ‘divertissement’ per i politici locali, qualcosa si sbloccherà, verosimilmente anche solo per l’autostrada.
Questo il post di Stefania CAMPO
MENTIRE SAPENDO DI MENTIRE, PERSEVERARE NEL MENTIRE SAPENDO DI POTER SOPRAVVIVERE ANCHE SENZA PUDORE
Da settimane piccoli e ormai quasi estinti partiti, che a livello nazionale sono all’opposizione hanno intrapreso la strada dello sport “della menzogna più verosimile”, divulgando notizie distorte e strumentalmente confezionate.
Sul Bando Periferie, ad esempio, non si trova facilmente alcuna notizia approfondita e intellettualmente onesta sulle imprescindibili motivazioni che hanno costretto il Governo Conte a dover bloccare il corso amministrativo dei finanziamenti già assegnati dal precedente Governo.
Nessuno parla infatti della sentenza n. 74 del 2018 della Corte Costituzionale.
Eppure, per tantissimi altri casi, le forze politiche, oggi all’opposizione, non fanno altro che appellarsi al “rispetto della carta costituzionale”, all’equilibrio fra i poteri costituzionali, al rispetto delle sentenze e degli organi che le emettono.
Perché, ci domandiamo, la stessa cosa non vale in questo caso?
Sono gli stessi che sanno benissimo cosa dice la sentenza di cui sopra, e che in un articolo della legge n. 232 dell’11 dicembre 2016 (art. 1, comma 140, del Bilancio di previsione dello Stato, anno finanziario 2017, e Bilancio pluriennale, triennio 2017-2019), che istituiva un apposito fondo per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, a parere della Corte, è stato calpestato il principio di costituzionalità.
Lo sanno! E se non lo sapessero allora sarebbe tutto ancor più grave, perché dimostrerebbero che non hanno approfondito o non hanno proprio capito.
La sentenza difatti nasce da un ricorso del febbraio 2017 inoltrato dalla Regione Veneto secondo la quale il Fondo sarebbe destinato a finanziare programmi, ovvero progetti, che intervengono direttamente su competenze inerenti alle Regioni, senza però prevedere alcun coinvolgimento delle Regioni stesse, determinando così la violazione degli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione, nonché del principio di leale collaborazione di cui agli articoli 5 e 120 della stessa.
Ma l’accusa più grave rivolta al precedente governo, confermata dalla sentenza della Corte Costituzionale, sta chiaramente nell’aspetto assolutamente “discrezionale” nell’assegnazione dei finanziamenti.
Infatti la Regione Veneto mette in chiaro, nel ricorso presentato, che “la mancata previsione di un’intesa con le Regioni stesse potrebbe ingenerare la prassi di assegnazioni di risorse economiche non solo sganciate dalle reali esigenze dei territori in cui le infrastrutture vengono realizzate, ma anche in difetto della necessaria trasparenza che deve accompagnare le scelte statali di investimento nei territori: una determinata realtà territoriale può infatti risultare favorita e un’altra penalizzata in forza di una discrezionalità politica destinata a rimanere oscura per l’insieme delle Regioni”.
Questi aspetti non sono di poco conto! Un governo democratico, un governo che si relazioni orizzontalmente con le amministrazioni decentrate non può comportarsi in maniera discrezionale, non può di certo favorire un territorio al posto di un altro.
D’altronde è stata proprio la Corte Costituzionale a sentenziare la “illegittimità costituzionale dell’art. 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019), nella parte in cui non prevede un’intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri riguardanti i settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale”.
Non è di certo Giuseppe Conte, il governo attuale o la nuova maggioranza politica ad aver combinato questo pasticcio.
Ebbene, chiariamo, pertanto, che non si perderà alcun finanziamento, tantomeno quello relativo alla nostra Metroferrovia, osteggiata, dimenticata, accantonata per decenni, e che, solo ora, i soliti professionisti di turno vorrebbero cavalcare politicamente, paradossalmente tradendosi, dimostrando, questo sì, quanto discrezionali siano state le strade che hanno portato all’assegnazione del finanziamento stesso.
La Metroferrovia non avrà alcun “padrino d’onore”, nessun santo in paradiso, o dentro il palazzo, da ringraziare in ginocchio; nessun politico potrà, e dovrà dire che è merito suo.
La Metroferrovia apparterrà alla città di Ragusa, ai ferrovieri che ci hanno creduto, ai primissimi promotori che hanno sognato in solitudine quando tutti gli altri dormivano sonni senza memoria.