Devono essere i candidati sindaci a esporre i loro programmi, non le organizzazioni datoriali a chiedere

Un’altra anomalia della campagna elettorale che va a cominciare: devono essere i sindaci a esporre il loro programma elettorale, a dirci come vorranno la Ragusa del futuro e, possibilmente, a prendere l’impegno di farsi da parte quando il programma elettorale non verrà osservato.
Invece si comincia con la richiesta dei soliti confronti, la prima associazione è Confimprese che chiede un incontro con i candidati per lanciare la stesura di un documento, “una città da vivere”, per migliorare la vivibilità, la sicurezza urbana, lo sviluppo economico, le infrastrutture, i parcheggi.
Non abbiamo nulla contro Confimprese, ma dopo ci saranno l’ASCOM, la CNA, Confcooperative, Confartigianato, dopo i Comitati cittadini, e altre organizzazioni e associazioni di categoria.
Per un pot-pourri di richieste, di proposte che genereranno solo confusione dove si mimetizzeranno le incertezze e le diverse idee dei candidati.
Sarebbe auspicabile, invece, attendere i programmi dei vari candidati, valutarli, chiedere, semmai, qualche integrazione, verificare le differenze e, soprattutto, alla fine, dare indicazioni di voto agli aderenti, ferma restando la libertà di pensiero di ogni singolo cittadino.
Negli anni, i vari tavoli e i vari confronti non hanno prodotto nulla di veramente costruttivo, tutti, più o meno, si sono sempre lamentati, con questo o quel sindaco.
Perché non scoprire il contenuto dei cassetti dove sono riposti i programmi dei vari candidati?
Pensereste mai ad un candidato sindaco che in un pubblico incontro risponderà negativamente a istanze o proposte? Perché, si spera, gli incontri dovranno essere pubblici, non certo si potrà discutere dell’amministrazione della cosa pubblica a porte chiuse. Sarebbe un inizio di pessimo gusto.
Quindi nessun ‘pacchetto’ da sottoporre ai candidati, nessun impegno da sottoscrivere se non ci saranno condizioni per un obbligatorio passo indietro in caso di fallimento delle politiche proposte agli elettori.
Come nel caso di Confimprese, una associazione dedicata al settore della ristorazione e della somministrazione, per capire delle politiche dei candidati per il settore, orari, dehors, limitazioni alla viabilità, eventuali limitazioni alle licenze in centro storico.
Problematiche o proposte come quelle di adibire il Palazzo INA a polo commerciali, oltre che fantasiose, non sono, di certo, competenza di ristoratori e somministratori, i parcheggi a pagamento attengono a tutti i cittadini, la viabilità attiene alla polizia urbana, la sicurezza alle Forze dell’Ordine.
Che dire di un candidato che promette controlli più serrati per la sicurezza, per poi sentirsi dire che c’è carenza di personale e non si possono fare assunzioni: il candidato deve sapere di cosa parla, deve capire l’impegno economico di ogni sua proposta e, attraverso i bilanci del Comune, capire dove trovare i fondi occorrenti.
La preparazione, le competenze, l’esperienza stanno in questo, non nelle parole per comporre il programma elettorale.
Il declino urbanistico, culturale, sociale, economico del centro storico va risolto con opportune politiche che non dovranno essere solo oggetto del programma dei candidati, né possono costituire oggetto di trattative con le singole categorie.
Questo, naturalmente vale per tutte le organizzazioni di categoria.

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