Sul ruolo che assume oggi, anche in riferimento al contesto locale, la Festa della Donna, abbiamo chiesto un contributo alla dott.ssa Maria Licitra, funzionario di Servizio Sociale e referente dell’ Ufficio servizio sociale minori per la provincia di Ragusa del dipartimento giustizia minorile e di comunità.
La dott.ssa Licitra ha un vissuto di impegno sociale, ecclesiale e civico nel contesto delle associazioni sportive per diversamente abili (Handy sport), nella FUCI di Ragusa, nell’équipe di pastorale giovanile diocesana e regionale, nell’ufficio di pastorale per la cattedrale San Giovanni Battista di Ragusa, nell’ufficio di pastorale per la Famiglia della parrocchia San Paolo Apostolo di Ragusa, nel coordinamento dell’associazioni giovanili di Ragusa Co.Ra.Gio., associazione culturale “Luigi Viviani” di Ragusa, come consigliera di istituto (componente genitori) c/o la scuola Palazzello di Ragusa, aderente al Movimento Federalista Europeo di Ragusa.
Sull’argomento, la dott.ssa Licitra ci ha detto:
“La condizione della donna in Italia, e a livello locale, risente ad oggi della cultura fascista, che la relegava a “regina del focolare” e condannava la cultura liberale perché aveva posto in secondo piano il ruolo della famiglia, tollerato l’omosessualità, elargito alle donne in parte il diritto all’autodeterminazione, in materia di procreazione, e dall’altra parte di dedicarsi ad attività prettamente maschili, ovvero il lavoro fuori casa.
La legge Sacchi del 1919, che conteneva disposizioni sulla capacità giuridica delle donne, vietava l’accesso ai ruoli politici, giuridici e decisionali (prefetto, magistrato, cancelleria, personale di segreteria del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti).
Si accentuò il ruolo di “angelo del focolare” perché prevaleva quello di donna “ladra del lavoro”.
Nel fascismo per le bambine che volevano frequentare le scuole medie si doveva una tassa doppia a quella dei bambini. Con il Concordato del ’29 la Chiesa dette il suo sostegno e rafforzamento a un “modello di famiglia unita e fondata su un sistema di potere asimmetrico fra i sessi e le generazioni”. ( legge 221 del 1934 esclusione dai bandi di concorsi pubblici e quote di inclusione).
La donna della resistenza era anche lavoratrice e autonoma, tuttavia nella maggioranza dei casi il modello della famiglia fascista e cattolico persistette ancora per molto tempo ed ancora si mantiene in certe frange e movimenti politici (movimento per la famiglia ai giorni nostri).
La Carta costituzionale sanciva, e sancisce tuttora, la parità salariale all’articolo 37, regolato da una legge successiva, solo nel ’57, in applicazione di una convenzione internazionale. Con un accordo interconfederale del 1960 si decise l’eliminazione dai contratti collettivi nazionali di lavoro delle tabelle remunerative differenti per uomini e donne. Venne così sancita la parità formale e sostanziale tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Le clausole di nubilato sarebbero state definitivamente vietate con la legge n.7 del ’63.
La legge sul Divorzio, numero 898 del 1970, consentiva il divorzio ai coniugi senza prescindere dalle concezioni moralistiche cristiane.
Con la legge del Diritto di famiglia del 1975, venne introdotta la parità tra uomini e donne nell’ambito familiare: la potestà sui figli, infatti, ora sarebbe spettata a entrambi i coniugi che hanno quindi gli stessi identici diritti e doveri e non più solo al padre. In attuazione del principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, la legge 903/77 (legge Tina Anselmi) sancì il diritto alla parità retributiva
Altre leggi degli ultimi anni, che sicuramente hanno contribuito a parificare i diritti tra i due sessi, sono state: la Legge sulle pari opportunità, del 1991, che ha rappresentato un importante passo avanti per rendere visibile e valorizzare la presenza e il lavoro delle donne nella società, nel lavoro e nella famiglia.
La legge sulla Violenza sessuale del 1996 che stabilisce che la violenza sessuale non è più un delitto contro la morale, bensì contro la persona, ossia una legge di civiltà e dignità che rende giustizia alle donne e premia il lungo e sofferto cammino per affermare il diritto alla sessualità libera e condivisa.
Persiste ad oggi il Gender pay gap:1) Scelte individuali; 2) maggior ricorso al part time da parte delle donne; 3) maggiore tasso di disoccupazione; 4) segregazione occupazionale, scelgono lavori più vicini allo stereotipo femminile (cassiera. parrucchiera, maestra, segretaria, insegnante) che hanno bassa retribuzione, scarsa possibilità di carriera e sono maggiormente concilianti con le occupazioni familiari (assenze di trasferte, vicino casa). Oggi le donne sono il pilastro del nostro sistema di welfare.
La Giornata internazionale dei diritti della donna ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo. Viene associata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le che cade ogni anno il 25 novembre. Viene celebrata in Italia dal 1922.
La motivazione non è la festa, ma la riflessione.
Nel corso del VII Congresso della II Internazionale socialista, che si tenne a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907; vi parteciparono 884 delegati di 25 nazioni. Tra questi vi furono le più importanti personalità marxiste del tempo come i tedeschi Rosa Luxemburg, Clara Zetkin e August Bebel, i russi Lenin e Martov, il francese Jean Jaurès. In quella sede vennero trattati, oltre al problema dell’atteggiamento da tenere in caso di una guerra europea e al tema del colonialismo, anche la questione femminile e la rivendicazione del voto alle donne.
Nel 2017 nasce il movimento #MeToo, un movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne, diffuso in modo virale a partire dall’ottobre 2017 come hashtag usato sui social media per dimostrare la diffusione di violenza sessuale e molestia soprattutto sul posto di lavoro[, subita dalle donne. Ebbe inizio dopo le rivelazioni pubbliche di accuse di violenza sessuale contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein.
Cosa manca ancora? Qual è l’impegno dell’Europa per garantire la pari opportunità di genere?
La parità di genere è un principio fondamentale dell’Unione europea, ma non ancora una realtà. Nel mondo degli affari, in politica e nella società nel suo complesso potremo raggiungere il nostro pieno potenziale solo utilizzando tutti i nostri talenti e la nostra diversità.
Impiegare soltanto la metà della popolazione, la metà delle idee e la metà dell’energia non è sufficiente. Ha detto la Presidente Ursula von der Leyen.
La strategia per la parità di genere 2020-2025 imposta una visione e definisce obiettivi politici e azioni per compiere progressi concreti in materia di parità di genere in Europa e conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile: 1. Liberarsi della violenza e degli stereotipi. Chiunque dovrebbe essere al sicuro nella propria casa, nelle relazioni più strette, sui luoghi di lavoro, negli spazi pubblici e online. Le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi, in tutta la loro diversità, dovrebbero essere liberi di esprimere le loro idee e le loro emozioni e di perseguire le loro scelte formative e professionali senza sentirsi vincolati da ruoli di genere stereotipati. 2. Realizzarsi in un’economia basata sulla parità di genere. Le donne e gli uomini, in tutta la loro diversità, dovrebbero avere pari opportunità di realizzazione personale ed essere economicamente indipendenti, ricevere la stessa retribuzione per un lavoro di pari valore, avere pari accesso ai finanziamenti e percepire pensioni eque. Le donne e gli uomini dovrebbero ripartirsi equamente le responsabilità economiche e di assistenza familiare. 3. Svolgere in pari misura ruoli dirigenziali nella società. Le imprese, le comunità e gli Stati dovrebbero essere guidati sia dalle donne che dagli uomini, in tutta la loro diversità. Il fatto di essere donna o uomo non dovrebbe influire sulla carriera che si intraprende. 4. Integrare la dimensione di genere e promuovere una prospettiva intersezionale nelle politiche dell’UE. 5. Finanziare azioni che consentano di compiere passi avanti in materia di parità di genere nell’UE, vari strumenti di finanziamento e di garanzia di bilancio dell’UE, in particolare il Fondo sociale europeo Plus, il Fondo europeo di sviluppo regionale, Europa creativa, il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, il Fondo di coesione e il programma InvestEU. I finanziamenti sono destinati ad azioni volte a promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e l’equilibrio tra vita professionale e vita privata, a investire in strutture di assistenza, a sostenere l’imprenditoria femminile, a combattere la segregazione di genere in alcune professioni e ad affrontare il problema della rappresentanza squilibrata di ragazze e ragazzi in alcuni settori dell’istruzione e della formazione. 6. Affrontare il problema della parità di genere e dell’emancipazione femminile a livello mondiale. L’ UE intraprende azioni in situazioni di fragilità, conflitto ed emergenza.
Ci sono e quali sono i motivi per cui è ancora importante questa ricorrenza?
Certamente, intanto, permangono diritti negati alle donne, c’è ancora una ricerca di giustizia e libertà.
Nel contesto attuale la Festa della Donna assume significati importanti e nuovi, per le sorelle afghane, siriane, iraniane, ucraine, africane in fuga da contesti segnati da persecuzioni e guerre
Ragusa, in particolare, è diventata luogo di approdo via mare e via terra di donne straniere che cercano riparo e protezione, una “nuova casa lontana da casa”.
Diventa prioritaria la progettualità che favorisca il Dialogo interculturale.
Dal mio punto di vista bisogna lavorare a livello politico locale per diffondere una cultura che rispetti la donna e le diversità di genere e che ne sostenga le pari opportunità di realizzazione personale e professionale attingendo agli specifici fondi europei che prevedono azioni intersezionali a tutti i livelli ed in tutti gli ambiti.