Il sindaco Cassì non è il solo responsabile delle scelte per Iblea Acque

Dopo le reiterate richieste di dimissioni da parte del consigliere Gaetano Mauro, c’è anche l’autorevole voce del maggiore partito italiano, di governo nazionale, Fratelli d’Italia che, tramite il coordinatore cittadino di Ragusa, Luca Poidomani, chiede le dimissioni di Cassì da presidente del Comitato del Controllo analogo di Iblea Acque.
Poidomani rileva, in una nota, “l’inadeguatezza del sindaco di Ragusa nel suo ruolo di presidente del comitato di controllo analogo”, rileva ancora come “il primo cittadino del capoluogo non sia stato capace di adempiere il proprio ruolo nella maniera migliore e, addirittura, nonostante le sollecitazioni provenienti dall’opposizione, solo a distanza di mesi si è convinto di adottare l’unica scelta che, alla luce delle normative vigenti, avrebbe dovuto essere l’unica possibile”.
Il coordinatore cittadino ribadisce che “si tratta di palesi inadempienze da parte di Cassì rispetto all’incarico che ha ricoperto e che lo devono spingere soltanto verso una direzione, quella delle dimissioni dal ruolo di presidente del comitato di controllo analogo che deve essere messo nella condizione di operare al meglio”.
Ineccepibili le tesi di Poidomani ma occorre, a questo punto, analizzare i fatti con una visione più ampia e sgombrare il campo dalle strumentalizzazioni politiche.
Sia il consigliere Mauro, per il suo ruolo di opposizione, che Poidomani, che rappresenta il partito avversario di Cassì per elezione, sono comprensibili nella loro strategia, anzi, per l’inadeguatezza che rivelerebbe, dovrebbero chiedere, a gran voce, le dimissioni da sindaco.
Come si può amministrare una città se si disattendono semplicissime norme di legge?
Ma la questione è più generale e va analizzata e valutata meglio, occorre giudicare gli altri 11 sindaci che si vogliono far passare solo come esecutori delle scelte di Cassì.
I sindaci, tutti, senza esclusione di alcuno sono i veri responsabili dello sfascio, sono stati e sono ancora consapevoli e direttamente coinvolti nelle scelte, nessuno, neanche ora che la merda è venuta a galla, ha detto una sola parola, forse, come dice qualcuno, ci saranno scheletri negli armadi che non consigliano di licenziare Poidomani sic et simpliciter, sono complici delle scelte anche i sindaci che hanno sollevato eccezioni sulle procedure, con note riservate, addirittura c’è chi ha fornito pareri alla regione senza imporli una volta entrato a far parte della squadra dei sindaci, senza minimamente pensare dell’opportunità di una pubblica denuncia.
Nella foto dell’ultima riunione in sala giunta si vedono volti di sindaci sorridenti, dovrebbero tenere il capo chino per la vergogna, solo un segnale della sfrontatezza e del delirio di onnipotenza che li avvolge.
Se può avere remore un giovane politico, alla prima esperienza, come Mauro, non è ammissibile che il maggiore partito italiano non metta in riga quanto meno i sindaci della sua coalizione e quelli vicini al partito o a suoi esponenti.
Se si parla di dimissioni, devono andare tutti a casa, perché responsabili, alla pari di Cassì, di tutte le scelte, dei silenzi conniventi, hanno ignorato le irregolarità per i concorsi, ammesse da Cassì, hanno ignorato le sollecitazioni della Regione, hanno fornito una immagine di inadeguatezza generalizzata della classe politica.
Ora vorrebbero fare di Cassì l’agnello sacrificale, muovendosi con estrema cautela anche dopo il parere legale da loro stessi richiesto.
È comprensibile che è forse irrealizzabile la scena delle dimissioni in massa di tutti i sindaci, non da Iblea Acque ma da primi cittadini, ma sarebbe salutare per la politica locale eliminare chi ha sbagliato e non lo riconosce pubblicamente, tentando di resistere fino alla fine.

Deludente anche l’atteggiamento nei confronti dell’incontro al Comune di Ragusa: complice anche la infelice comunicazione di Palazzo dell’Aquila, a cui è stata affidata la nota di iblea Acque di resoconto della riunione, non si è capito di cosa si trattava: Assemblea dei Sindaci? CdA di Iblea Acque? Riunione informale?
Si legge di “assemblea” che, in apertura vede intervenire l’Amministratore Unico. È un CdA o una assemblea?
Perché leggiamo che l’AU dichiara formalmente chiusa l’assemblea, ma poi, se si doveva discutere della posizione dell’Amministratore Unico, perché lo stesso era presente?
In seguito, i Sindaci “proseguono la riunione in via informale” e alla fine convengono sulla scelta di chiedere la restituzione delle somme che sarebbero indebitamente percepite (!!!???!!! NdR), prendendo atto che l’AU è disponibile a ricoprire l’incarico senza percepire compenso.
In pratica, dopo aver usufruito di un parere legale pagato con soldi pubblici per questioni personali, il danno erariale è addebitato alla persona e non alla carica, hanno in sostanza cercato solo di tutelare la propria posizione personale, confidando, per tutto il resto, nelle lungaggini della giustizia italiana.
Una sanatoria, una legge regionale ad hoc, una amnistia amministrativa può sempre arrivare.
E Cassì dovrebbe essere il solo responsabile di tutto, non ci siamo. Meglio fare un repulisti e consegnare tutto nelle mani del Libero Consorzio dei Comuni, l’unico che potrebbe contemperare le diverse esigenze con una gestione dinamica ed efficace ma, soprattutto, con le dovute competenze di amministrazione e diritto societario.

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