Per cultura e turismo, ritenuti settori chiave per lo sviluppo di Ragusa, riflessioni sulle linee espresse dal sindaco Cassì

Nella sua qualità d detentore delle deleghe a cultura e turismo, il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, ha ritenuto opportuno esternare le linee per i settori che ritiene fondamentali per lo sviluppo di Ragusa.
Non poche le perplessità scaturite leggendo la sua nota, innanzitutto non troviamo, e non potrebbe essere altrimenti, la vantata continuità amministrativa che ci dovrebbe far trovare già avviati sulla strada di una programmazione condivisa.
Nonostante il Piano Strategico del Turismo, nonostante l’attività di cinque anni degli assessorati alla cultura e ai beni culturali e al turismo, nonostante da quattro mesi ci sia una esperta collaboratrice del sindaco, peraltro già assessore alla cultura per buona parte dei cinque anni precedenti, per le materie cultura, turismo ed eventi, siamo ancora alle linee di quelle che saranno le strategie, con indefiniti intrecci fra Piano Strategico del Turismo e ricerca di nuovi soggetti professionalmente competenti in materia.
Non pensiamo minimamente che il sindaco possa essere influenzato dalla nostra analisi sulla materia, ancor meno che possa rivedere scelte sulle persone, cosa impensabile per lui soggetto assolutamente indisponibile a rivedere le sue scelte, segnatamente quelle sulle persone, anche dopo che si è reso conto della loro incapacità per il mandato conferito.
Cionondimeno, ci piace soffermarci, intanto, sulla definizione di settori chiave per lo sviluppo di Ragusa per cultura e turismo: è ampiamente dimostrato che con cultura e turismo non si mangia, l’incidenza sul PIL dell’economia locale non può essere importante dati i valori da cui si parte, ancorché fossero messi in atto programmi di elevato livello in grado di determinare sensibili vantaggi economici per il territorio.
Peraltro, vantaggi inarrivabili perché la consistenza del patrimonio artistico-architettonico, monumentale e ambientale non può competere, anche in termini di infrastrutture turistiche e ricettive e di collegamenti, con altre realtà della Sicilia che si muovono su numeri ben distanti da quelli di Ragusa.
Palermo, Catania, Siracusa, Agrigento, Cefalù, Taormina, le isole, solo per citare alcuni capisaldi del turismo e dei beni culturali siciliani, fanno la parte del leone per capitale da offrire e per capacità di accoglienza di livello.
In tutto il contesto illustrato da Cassì, la prima perplessità sorge perché parlando di turismo, che è la parte preponderante della sua nota, sfuggono il mare, la costa, le località balneari che costituiscono, da giugno all’autunno, la realtà preponderante e numericamente importante per le presenze, anche in termini di motore per l’economia locale.
Altra perplessità nasce dal vedere ancora ignorato il riconoscimento UNESCO, a vantaggio del Castello di Donnafugata su cui si accentrano, esageratamente, le attenzioni per quello che rimane, pur sempre, una dimora di campagna, a tratti trasformata in un luna park d’epoca, in arena per spettacoli, in sede museale, fondamentale per gli incassi ma ben lontana dal poter essere fulcro o polo culturale della città.
Il sindaco fa professione di modestia e non si ritiene un esperto, ma un esperto, anzi più di uno, lo ha ingaggiato, ma non tutti gli assessori al turismo, in Italia e nel mondo, sono specialisti della materia, spesso un buon medico di base può fare meglio degli scienziati.
Dice che, in questi mesi, ma le persone sono sempre le stesse, ha lavorato a una visione strategica che vede cultura e turismo come due settori con proprie specificità ma inevitabilmente interconnessi, ma i lavori sono come le opere pubbliche, in corso, si è scelto di seguire i modelli di successo di altre città d’arte, ma, come detto, ben altri sono i capitali artistici da gestire e, soprattutto, le infrastrutture turistiche e ricettive.
Su questa base, priorità è quella di dare esecuzione al Piano Strategico del Turismo che non è sembrato un capolavoro, che stenta a partire, se non con una buona dose di euro a disposizione senza, peraltro, senza garanzie sui risultati ma con la pretesa di una azione condivisa.
Per la valorizzazione del nostro patrimonio l’attenzione del sindaco è rivolta al Castello e a quanto in esso contenuto, come per altri siti comunali di interesse, servirebbe, secondo il promo cittadino personale specializzato, che permetta, altresì, orari allargati di visita, e, si legge, anche capace di attuare politiche mirate di promozione e valorizzazione.
Una sorta di partenariato speciale pubblico-privato, ampiamente utilizzato in numerose città d’arte, che potrebbe rappresentare la chiave per raggiungere gli obiettivi”.
Tutto basato su strategie elaborate e, spesso, per come si rivelano, cervellotiche.
Nessun cenno ad una promozione mirata, nessun cenno a fiere di settore, nessun cenno al coinvolgimento delle agenzie di viaggio dedicate all’incoming, nessun cenno ad eventi sportivi in grado di catalizzare interesse anche all’estero, nessun cenno alla destagionalizzazione, nessun cenno, soprattutto, ad un quanto mai necessario tentativo di fare rete con gli altri comuni della provincia e, perché no, del territorio del sud est.
E lì Cassì, gli potrebbe anche essere utile per il suo futuro politico, dovrebbe far valere la vena civica, mettere fuori la politica dai giochi collegati al turismo, eliminare consorzi, distretti, comitati e affidare a privati la gestione turistica del territorio con una spesa commisurata all’incremento di presenze, senza avere presunzioni campanilistiche, perché la gente non viene solo a Ragusa o a Noto o a Marzamemi, visita ampie porzioni di territorio e vuole godere, dappertutto, dello stesso servizio, senza rifiuti per strada, con collegamenti ferroviari e su gomma funzionali e ed efficienti.
Ma, proprio per questo, forse, siamo all’anno zero, prima di dovrebbe pensare a queste cose e poi inventare le strategie per far venire la gente.
Il tutto, ma Cassì non lo prevede nemmeno, dovrebbe partire da uffici di settore non impegnati per spettacoli e sagre, ma in grado di fornire dati completi e concreti su presenze, loro provenienza, tipologia, giorni di permanenza, posti visitati, locali frequentati, esigenze palesate e, soprattutto consolidati rapporti nel settore con operatori specializzati del turismo e dei beni culturali.
C’è stata gente, in passato, all’ufficio turistico, che ha gestito B&B per conto proprio e di amici, gestendo telefonate email di prenotazione, altri che pretendevano di valutare il materiale promozionale e informativo,
altri che pretendevano di imporre orari di apertura e giorni di chiusura.
Non c’è bisogno di scienziati per gli elementi basilari su cui costruire politiche turistiche.

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