Si poteva ben pensare che la presentazione del Piano Strategico del Turismo, pagato, sostenuto e considerato dall’amministrazione Cassì, consegnato a maggio del 2020, potesse riguardare i contenuti essenziali e non solo le linee guida, si pensava ad un piano operativo, invece è tutto da costruire.
Un incontro che ha visto, prevalentemente, la partecipazione, di operatori del settore di Ibla, nessuno della stampa specializzata, dalle mille sfaccettature che si prestano alle analisi più disparate.
Due soli gli interventi qualificati, nel corso della serata che, peraltro, non hanno avuto risposta da quello che doveva essere il protagonista incontrastato della serata, il Destination Manager Luca Caputo, che ha steso il PST, su incarico del Centro Commerciale Naturale Antica Ibla e, da poco, è stato scelto dal Sindaco come esperto, in tema di turismo, per attuare il suo stesso PST.
Dicevamo di interventi qualificati, uno che ha chiesto indicazioni sulle quote di mercato della città in fatto di turismo, di quali percentuali si fissano come obiettivo da aggredire con le strategie esposte.
Un altro intervento ha chiesto se dietro il PST c’è un piano industriale, operativo, di marketing finanziario, che si ritiene indispensabile.
Per il resto, interventi che esternavano esperienze ed esigenze di singole strutture, sempre troppo ridotte a Ibla, senza fermarsi a pensare, come ha sottolineato l’assessore Barone, che il Piano è di tutto il territorio comunale, da Ragusa a San Giacomo, da Ibla a Marina di Ragusa
Il sindaco, introducendo l’incontro, per addolcire, forse, un piatto che sapeva non poteva saziare gli affamati di turismo, racconta dell’ampia partecipazione alla gara per la realizzazione del raddoppio della Ragusa- Catania, ma la platea resta indifferente all’ennesima puntata della telenovela.
Per dare, poi, peso al Piano Strategico parla della necessità, ai nostri giorni, di esperti di settore per la promozione turistica, perché il turismo è ormai una scienza, una difesa della scelta del consulente.
L’incontro doveva essere un momento per studiare le strategie di promozione più adeguate all’offerta turistica della città. Luca Caputo il consulente per la gestione e direzione tecnica, coordinamento della promozione e del rilancio turistico della destinazione Ragusa, intervenuto all’incontro per illustrare l’attuazione del Piano.
Intervento generico quello del Sindaco, come anche quello dell’assessore Barone al quale è scappata la precisazione che sindaco e assessore “stanno vedendo ora il PST”.
Nessuno ha chiesto perché in due anni e mezzo il Piano non è stato oggetto di attenzione e, soprattutto, perché è sparita dai radar l’assessore allo sviluppo economico che, entusiasticamente, ha sostenuto l’iniziativa proposta dal CCN di Ibla e, ancora più entusiasticamente, coordinava i primi incontri per la stessa.
Il consulente Caputo, di indubbia preparazione, competenze ed esperienza nel settore, per quello che è stato detto e per aree geografiche della stessa consistenza del nostro territorio e per centri turisticamente di media importanza, ha introdotto la presentazione invitando ad un cambio di mentalità che serve da parte di amministratori, residenti e operatori.
Le linee da seguire, secondo Caputo, considerano che mare e cibo non sono le motivazioni prime di attrattiva della città e del suo territorio, occorre guardare ai cambiamenti sociali, al netto dello shock emergenziale che ha, chiaramente, sconvolto tutti i settori.
Il Piano Strategico del Turismo di dovrà reggere esclusivamente, o, almeno, solo di questo si è parlato, su un nuovo portale che voci di corridoio indicano costoso per almeno 60.000 euro.
Un piano che da solo non serve, nella concezione tradizionale, serve un team di esperti, per attuare quanto progettato, per interpretare il target di riferimento, per innestare Ragusa in contesto adeguato alle sue potenzialità.
Mettendo le mani avanti, Caputo ha più volte sottolineato come tutto è perfettibile, come tutto può essere giusto o sbagliato, e sentire questo da chi ha provveduto alla stesura del piano ha destato qualche perplessità.
Il Piano vorrebbe entrare sui criteri di vendita della struttura turistica, dovrebbe costituire il seme di ogni offerta che non sarebbe più quella tradizionale, del mare, del tardo barocco legato al riconoscimento UNESCO, particolare del tutto ignorato durante la serata, ma una offerta di turismo esperienziale, fondato sulla stagionalità dei prodotti per influenzare l’offerta, sulla destagionalizzazione, sul benessere spirituale che può offrire il territorio, sulla campagna per permettere alle famiglie di mostrare che non ci sono solo le cosce di pollo, in confezione al supermarket, ma le galline.
Una destinazione che, anche per merito dell’artigianato tipico ti permette di penetrare nella natura delle cose.
Scontato che per una efficace attuazione del piano serve che le strutture seguano le indicazioni, come pure le guide turistiche, opportunatamente sollecitate, debbono seguire questa linea.
I contenuti saranno inseriti dai social media manager che dovranno curare i profili di destinazione segnalati dagli operatori, si deve innescare un processo virtuoso che deve vedere la collaborazione di tutti.
Alle prime sollecitazioni avrebbero risposto solo 30 operatori, Caputo ne vuole 300, una sorta di piato pronto invece di cucinare.
In pratica, rispetto ai tradizionali canoni della promozione turistica, non serve una strategia, pure essa giusta o sbagliata, di chi amministra, di chi è stato chiamato ad occuparsi di turismo, non serve un volgare pubblicitario o, per dirla più finemente, una web agency, serve il destination manager, il media manager, una sorta di novello ufficio collocamento con obiettivi spropositati rispetto alle attuali possibilità di un ente pubblico e, soprattutto, rispetto alle potenzialità economiche e alle attenzioni che il nostro Comune dedica al turismo, dove anche i soldi della tassa di soggiorno vengono assaltati dalle esigenze di assessori che con il turismo hanno poco da fare.
Ci sono stati, poi, vari interventi dei presenti all’incontro, molta filosofia, qualche amenità come quelle che si ostinano a stabilire paralleli con Taormina o come quelle che avrebbero voluto esaltare la passata esperienza del Distretto Turistico.
Tante preoccupazioni per le degustazioni in cantina, ma il nostro non è territorio di cantine, quanto piuttosto di masserie dove si fanno ricotta e formaggio.
Sfruttare le peculiarità di un territorio più vasto presupporrebbe di fare rete con altri comuni, chi viene a Ragusa deve poter mangiare pesce a Pozzallo o a Scoglitti, gustare il maiale di Chiaramonte e l’olio delle sue campagne, gustare la gastronomia locale a Natale e a Pasqua per godere dei sapori di eccellenza.
Ma di tutto questo non si è parlato, ci si è soffermati sull’esigenza del gancio per la bicicletta, in camera, per il cicloturista, non ci si è soffermati sull’esigenza di avere un servizio taxi e un trasporto pubblico efficienti.,
C’è chi ha chiesto un addetto stampa, forse senza capire che se ne è andato in quiescenza l’addetto stampa del comune e nessuno pensa di assoldarne un altro.
Del tutto scontato che servono contatti, giornali specializzati, servono strategie di medio e lungo periodo, per far conoscere il bello di Ragusa, che non potrà essere mai, per smentire i filosofi della materia, Taormina o Siracusa, Palermo o Catania, dove diverse sono le presenze ma diverse sono anche le infrastrutture e le strategie per prodotti identificativi del territorio.
Prima di accennare all’intervento di chiusura dell’amministrazione, per bocca dell’assessore Barone, doveroso segnalare l’intervento di Pinuccio La Rosa, il più importante imprenditore dei settori ricettività e ristorazione della città che, come sempre quando interviene, ha detto poche cose ma sensate e con il profumo della competenza in materia.
Il dr. La Rosa non la vede tragica per un territorio di pura estrazione agricola che solo negli ultimi venti anni ha dato vita a politiche turistiche di una certa consistenza.
Improponibile il confronto con Taormina, regno dei grandi gruppi, alberghieri e dei tour operators, con Siracusa, forte di millenni di storia: da noi si cincischia con il Castello di Donnafugata e con il Barone Arezzo.
C’è una amministrazione fiacca, Ragusa è la capitale siciliana della gastronomia, ma non si punta efficacemente sulla peculiarità, ha voluto, legittimamente, ricordare come Marina di Ragusa si sia sviluppata attorno al punto fermo della sua struttura, il Lido Azzurro, dove convergeva e converge gente da tutta Italia, e non solo, per la famosa zuppa di pesce, vanto identificativo del territorio, quando la cucina non era elemento attrattivo di un territorio.
Per Pinuccio La Rosa dovremmo solo amarci di più, valorizzare quello che conta veramente e che può costituire motivo di attrazione, dovremmo gestire in maniera più fruttuosa il Castello di Donnafugata, non abbiamo un progetto culturale ben definito, si è parlato tanto di portale ma non di una app dedicata.
In chiusura l’assessore Ciccio Barone ha cercato di difendere l’esistente, dati che confermano un livello di presenze ottimo, una immagine della città ampiamente apprezzata in tante parti d’Italia, come testimoniano anche le tante attenzioni di testate giornalistiche e di televisioni nazionali che spesso di occupano di Ragusa.
Una stagione di eventi che hanno portato il tutto esaurito anche nelle strutture ricettive, Barone ritiene, giustamente, il lavoro svolto adeguato alle esigenze e, soprattutto, commisurato al grado di collaborazione e di apprezzamento degli operatori.
Serve un marchio di qualità, serve un ufficio stampa, serve un budget per la promozione, ci permettiamo dire tutte cose che non avrebbero bisogno del piano strategico del turismo, una buona agenzia di comunicazione si potrebbe occupare di tutto, e con riscontri sul breve e medio termine, senza dimenticare la partecipazione alle fiere.
Il tutto deve portare riscontri ben precisi, quelli del PST, se ci saranno, saranno a lungo termine e presuppongono, come è stato chiaramente evidenziato, assunzioni di specialisti, ingenti somme da stanziare, collaborazione indispensabile degli operatori e, aggiungiamo noi, la certezza che la prossima amministrazione, anche con lo stesso sindaco, voglia proseguire sulla strada intrapresa.
Per dirla in breve, dopo quattro anni e tre mesi di amministrazione Cassì, e a 7 mesi dalle prossime comunali, per il turismo, come in altri settori, siamo all’anno zero e viviamo solo di rendita del passato.
Forse, dall’inizio, sarebbe stato meglio lasciare tutto solo nelle mani del delegato al turismo, i risultati sarebbero stati altri.