Le avvisaglie c’erano tutte, che il futuro degli stabilimenti industriali Eni di Ragusa fosse incerto, assieme al destino di altri impianti in Sicilia, erano cose note.
Del resto, il popolo gioisce, inconsapevole, della decarbonizzazione, del risparmio di CO2, della fine della chimica di base, questi sono i risultati. Come per il settore auto, vogliono farci spostare con i monoppattini, poi si lamentano dei livelli occupazionali non tutelati.
È una storia, una problematica di carattere nazionale, ma investe direttamente un centro piccolo come il nostro dove gli stabilimenti industriali, il petrolchimico, hanno retto per decenni l’economia locale, portandola ad un livello ragguardevole in Sicilia.
Eni, come comunicato in altra parte del giornale, ha messo a punto il Piano di trasformazione e rilancio, anche in ottica di decarbonizzazione, del business della chimica.
Grande risalto agli investimenti, al taglio di emissioni di CO2, ai nuovi impianti industriali coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione dei vari siti industriali, le conseguenze la chiusura degli impianti cracking a Brindisi e Priolo, e del polietilene a Ragusa, ma certi che la trasformazione porterà un impatto positivo dal punto di vista occupazionale, contrastando le inevitabili conseguenze negative che la crisi strutturale e consolidata del settore a livello europeo avrebbe in questo ambito.
Un piano di trasformazione che, sappiamo già, andrà a finire come per la dismissione e la successiva bonifica dei siti a Gela. Solo parole, solo promesse, gli impianti sono là, abbandonati, la gente è a casa, il futuro è incerto.
A Ragusa si intravedono tempi bui, peraltro l’attuale amministrazione, per ora impegnata al massimo con Castello di Donnafugata e sagra dello scaccia, sembra inadeguata ad affrontare tematiche di questa importanza e le implicazioni sociali, anche per una inesperienza innegabile per tavoli di confronto di questa portata.
Il sindaco e l’amministrazione, fondamentalmente silenti, di fronte all’annuncio di ENI, solo il disturbo per il solito post sui social che Cassì considera la Bibbia dove il popolo, secondo lui, si dovrebbe abbeverare costantemente.
Oggi il salotto per il centro storico, domani la sagra della scaccia, la prossima settimana si penserà se in contrada Tabuna fare un parco, una area attrezzata per il fitness o una pista ciclabile.
Peraltro, nel messaggio sui social, la solita mostra di inopportunità politica presentando la nota a firma del sindaco, della giunta e dei consiglieri comunali di maggioranza.
Nemmeno il Presidente del Consiglio, non diciamo anche i consiglieri di minoranza, coinvolti nel messaggio, ma a questo ci dovrebbero pensare comunicatori competenti.
Uno sterile copia e incolla delle premesse propinate da ENI, per esprimere solo preoccupazione per il ridimensionamento dei livelli occupazionali e il conseguente inevitabile declino rilevante del tessuto economico dell’area ragusana.
Pensare ad una nuova occupazione, sulla scia del grande progetto di rinascita del mezzogiorno, e della Sicilia in modo particolare, che fu di Enrico Mattei, significa essere fuori dal mondo e dalle dinamiche della moderna economia.
Per cui il comunicato di amministrazione e maggioranza può essere considerato solo fuffa, si accampano solo crediti con ENI per lo sfruttamento del territorio, ma dobbiamo ricordare che i ragusani hanno assistito, silenti, all’utilizzo di fondi delle industrie locali destinati alla riqualificazione di piazza Libertà distratti per cambiare le lampadine dell’illuminazione pubblica che, peraltro ha portato la città al buio fondamentale.
Chi ci governa localmente cita il territorio del sudest come modello industriale a marcata transizione ecologica, Enimed estrae 30.000 metri cubi di gas al giorno a Ragusa ed Enel acquista giornalmente 24 megawatt di energia elettrica prodotta da un cogeneratore alimentato dal gas prodotto, ma non sa dirci quali benefici, in termini occupazionali ed economici ne trae il territorio, come vengono utilizzate le royalties, quale autorevolezza mostra il territorio per avere ritorni tangibili.
L’idea di un ennesimo tavolo di confronto ci fa solo sorridere.
Come non ci può esimere dal sorridere anche l’interessamento dei 5 Stelle per la questione: Sergio Firrincieli, a testimonianza che c’è di buono nel politico che, alla luce dei fatti sarebbe stata una manna dal cielo come sindaco, piomba come un rapace sulla questione, anticipa sindaco e colleghi di maggioranza e pone sul tavolo i seri rischi per il futuro occupazionale, per i dipendenti e per l’indotto.
Ma non potranno essere i politici dei 5 Stelle a determinare una inversione di tendenza nella questione, hanno cavalcato la tigre della decarbonizzazione, della limitazione delle emissioni, ora vorrebbero il miracolo, due governi a guida 5 Stelle non hanno arginato i programmi destinati a portare scompiglio nell’economia del paese, ora dovremmo credere che l’incontro dell’on.le Scerra con i lavoratori e i sindacati e le parti interessate possa far collimare l’esigenza della decarbonizzazione e la tutela dei posti di lavoro e dell’economia del territorio.
Come già avvenuto in altri territori la diversificazione e le nuove attività industriali compatibili resteranno progetti, sogni, a noi resteranno solo castelli e scacce.