L’ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa si conferma un centro di eccellenza per la diagnosi e la cura del tumore dell’endometrio, grazie a un approccio integrato che combina le più avanzate tecniche chirurgiche mini-invasive con l’analisi molecolare dei campioni asportati.
Questo consente una gestione personalizzata della malattia, in linea con le più recenti linee guida internazionali. La gestione del carcinoma del corpo dell’utero, una neoplasia che colpisce prevalentemente le donne fra i 55 e i 70 anni, ha subito nel tempo una profonda trasformazione.
L’analisi molecolare, infatti, ha integrato la stadiazione chirurgica, permettendo una classificazione più accurata della neoplasia secondo i criteri del The Cancer Genome Atlas (TCGA) e facilitando l’individuazione di terapie mirate.
A Ragusa, dal 2022 al 2024, sono stati effettuati 120 interventi. “L’approccio chirurgico, nel 90% dei casi con tecnica laparoscopica, resta il punto di partenza – dice il prof. Giuseppe Scibilia, direttore della U.O.C. di Ginecologia e Ostetricia e docente all’Università “Kore” di Enna -.
Durante l’intervento, che prevede come primo tempo chirurgico l’asportazione dei linfonodi sentinella individuati con tracciante verde indocianina, vengono asportati l’utero e gli annessi (tube ed ovaie).
Il materiale prelevato viene successivamente analizzato dall’Anatomia Patologica per una caratterizzazione istologica e molecolare completa.
Per l’individuazione delle strategie terapeutiche più appropriate, siano esse chirurgiche, chemioterapiche o radioterapiche, è fondamentale la collaborazione con le Unità di Oncologia e Radioterapia.
L’implementazione di protocolli avanzati in Anestesia e Rianimazione, infine, ha migliorato la gestione del decorso post-operatorio delle comorbidità, frequenti in questa tipologia di pazienti”.
Il lavoro d’équipe multidisciplinare ha permesso al team del “Giovanni Paolo II” di aderire al gruppo di ricerca nazionale MITO (Multicenter Italian Trials in Ovarian Cancer and Gynecologic Malignancies), garantendo la partecipazione a studi clinici innovativi e l’adozione delle migliori strategie terapeutiche internazionali.
Sul fronte della formazione e della ricerca, il reparto di Ginecologia e Ostetricia del “Giovanni Paolo II” è entrato a far parte, come struttura collegata, della rete formativa della Scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia di nuova assegnazione all’Università “Kore” da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca.
Ciò è stato possibile grazie al ruolo di docente svolto dal prof. Scibilia e alla “clinicizzazione” della U.O.C., ma anche per i volumi di attività ambulatoriale, chirurgica e ostetrica raggiunti.
“Oltre ai benefici per l’Azienda, come la possibilità di ospitare specializzandi per il loro periodo formativo, potremo incentivare la ricerca biomedica e clinica, migliorando le attività assistenziali – dichiara il prof. Scibilia -.
Il gruppo oncologico multidisciplinare ogni lunedì si riunisce per discutere tra esperti del settore alla presenza dei nuovi medici in formazione, condividendo i casi oncologici in particolare con il dipartimento materno-infantile dell’ospedale Cannizzaro di Catania – centro di riferimento regionale di Oncologia ginecologica – diretto dal prof. Paolo Scollo, neorettore dell’Università.
Questo rappresenta un modello virtuoso per l’individuazione di percorsi di cura sempre più personalizzati ed efficaci”.
Il Direttore generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, esprime soddisfazione per i traguardi raggiunti dal reparto di Ginecologia e Ostetricia del “Giovanni Paolo II”, in collaborazione con le altre Unità Operative, perché confermano la capacità di fare rete: “La sinergia fra le figure professionali, assieme all’utilizzo di tecniche chirurgiche e di patologia clinica avanzate, ci ha permesso di attrarre nuovi pazienti e ridurre la mobilità in uscita. Siamo fieri del percorso intrapreso e, come Direzione strategica, faremo il possibile per sostenerlo”.