Una vecchia foto di Ragusa…alcune riflessioni dovute

Una vecchia foto di Ragusa, pubblicata sui social da quel grande appassionato collezionista che è Piero Murè, induce a qualche riflessione su quello che, negli anni, è stato uno scempio urbanistico.
La vista di via Roma dal Ponte Nuovo ci restituisce una vallata Santa Domenica alberata, con i terrazzamenti puliti, la stessa vallata Santa Domenica dove si lavora, da anni, senza capire cosa si stia facendo.
Ci restituisce la vista di uno scorcio della città senza lo scempio operato dagli obbrobri degli anni 50 e 60, obbrobri, questi sì, per i quali si dovrebbero fare i comitati per l’abbattimento.
Scelte folli, come al Ponte Vecchio, di coronare le vecchie strutture con palazzi moderni, il tribunale, il palazzo Musso appunto in via Traspontino, l’Hotel Mediterraneo e il Palazzo Mangiacarne in via Roma.
Palazzi tutti sovradimensionati rispetto ai luoghi, cubature eccessive per il massimo utile dei proprietari che, guarda caso, entrambi, per i palazzi di via Roma, si costruirono l’attico come residenza.
Un edificio quello del Mediterraneo che soffocò le scale che da via Roma portano a via Natalelli, strutture apparentemente imponenti ma esageratamente oppressive dell’ambiente circostante, forse moda dei tempi, che fanno coppia con il palazzo INA e il palazzo dove c’è ancora il Banco di Sicilia, altri mostri da abbattere se ci fossero le condizioni per poterlo fare, di legge ed economiche.
Ora si cerca, senza le professionalità adeguate, di dare un volto accettabile alla città, ma si perde tempo perché questi mostri opprimeranno, comunque, il centro storico, come altri palazzi di foggia moderna, in via Ecce Homo, in corso Italia, nella stessa via Roma.
E per restare in zona, parliamo della piazza Libertà, vittima della scelleratezza dell’epoca grillina dove pure c’erano assessori che, in fin dei conti, si dimostrarono fra i pochi capaci degli ultimi anni, quel Corallo che ci ha lasciato, comunque, la pista ciclabile e il lungomare Andrea Doria, puro esempio di modernità integrato nell’originario scenario ambientale, e altre importanti opera come la riqualificazione degli impianti di illuminazione, la rete idrica del centro rifatta.
E c’era anche l’assessore ai centri storici, Iannucci, che non si perdeva in tavoli di confronto e in termini in inglese, che lavorava sodo per Ibla, con interventi importanti che ancora oggi concorrono a sostener l’accoglienza nel centro barocco.
Una sindacatura, quella Piccitto, che come avviene spesso. è destinata ad essere rivalutata e apprezzata.
Dicevamo della piazza Libertà: appena Corallo ci mise mano, per uno spostamento della rotatoria, per quanto discutibile, si scatenò il finimondo.
La piazza soffriva di un vulnus imperdonabile: l’ex sindaco Dipasquale aveva ottenuto dalle aziende petrolifere che ‘spirtusiavano’ Ragusa i fondi per una riqualificazione della piazza, il progetto era stato affidato all’arch. Stefania Campo, che diventerà, poi, assessore della giunta grillina e, dopo ancora, deputato regionale. (Anche questo un segnale della grande e innata lungimiranza di Nello Dipasquale NdR)
Piccitto pensò bene di dirottare queste somme per l’efficientamento energetico degli impianti di illuminazione, giusto o sbagliato che fosse la piazza era destinata a restare com’era.
Ma quando l’assessore Corallo volle spostare la rotatoria, come dicevamo, si scatenò il finimondo, la Soprintendenza, croce e delizia della città, pose il vincolo sulla piazza.
E alla decisione inneggiarono l’Ordine degli Architetti e la Fondazione ARCH che, in una nota del tempo, “consideravano positiva la volontà manifestata dalla Soprintendenza di avviare la procedura di apposizione del vincolo monumentale, non solo agli edifici ma anche al sedime della Piazza.”
La piazza era considerata “un importante complesso architettonico da tutelare, quindi, da trattare in ogni suo intervento come bene monumentale”, si parlava di un progetto, riveduto, che doveva limitare al minimo le opere di viabilità, un progetto che non avrebbe potuto prescindere dall’aspetto urbanistico complessivo, che comprende l’asse viario tra la Rotonda Maria Occhipinti e Piazza del Popolo di fronte alla Stazione, che dovrà essere congruente con l’importanza storica che il sito riveste.”
Di tutto questo non si parla più, sotto gli occhi della Soprintendenza, che nella piazza ha gli uffici, il sedime resta un tappeto di auto parcheggiate, stuprato, di tanto in tanto da eventi per musica e spettacoli.
L’attuale amministrazione parla di copertura del ponte nuovo, sarà l’obbrobrio degli anni 20 di questo secolo, parla di masterplan per l’area dell’ex scalo merci, si parla tanto di via Roma, ma della pizza Libertà nessuno parla, nemmeno quelli che fanno opposizione per professione.
Quante riflessioni da una vecchia foto…

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