Fibrillazioni e acque agitate nei Comuni più importanti della provincia

È un momento particolare in provincia di Ragusa, in molti Comuni importanti ci sono fibrillazioni e acque agitate, ma i come questa volta contemporanee e importanti.
Molto è provocato da ambizioni e aspirazioni personali ed elettorali, l’assenza del vincolo di mandato permette a molti, dopo aver ricevuto consenso anche ampio da parte degli elettori di cambiare partito, di cambiare coalizione, di sottrarsi ad alleanze, di passare dalla maggioranza all’opposizione e viceversa.
Ci sono esodi verso il carro del vincitore, tentativi di sistemazione quando si avverte il declino della propria componente politica. Tutto reso più complicato dal civismo che ha rimescolato le carte e ha dato nazionalità a gente senza passaporto che, a conti fatti, tenta di averne uno, considerato che il civismo va a scemare, per come si è rivelato solo una maschera di carnevale per abbindolare gli elettori alle urne.
In provincia di Ragusa quattro i comuni dove più forti e sentite sono le fibrillazioni, tutti gli altri, bene o male reggono sul sindaco e sulle maggioranze politiche a sostegno.
Anche a Vittoria non c’è una maggioranza solida a sostegno del sindaco Aiello, ma l’esperienza politica del sindaco riesce a trasformare lo scontento in un andirivieni, in una altalena di consenso e di dissenso.
Dove il sindaco ha perso totalmente la maggioranza che lo sosteneva alle elezioni è a Pozzallo, dove ogni giorno che passa si perdono pezzi.
A Ispica il sindaco Leontini è riuscito in extremis, per un solo voto, la sfiducia, il colmo che ha evitato la cacciata grazie ad un ex assessore che era stato defenestrato per essere confluito nel partito di De Luca.
Anche un esponente del Partito Democratico è uscito dall’aula per evitare di votare.
Chiaramente, dopo lo scampato pericolo, Leontini può sperare in tempi più sereni per affrontare gli impegni e le esigenze della città, mentre il recente ritorno in Forza Italia potrebbe far presagire un occhio di riguardo da parte del governo regionale.
Dove la situazione è difficile e complicata è a Modica dove non solo è stato dichiarato il dissesto, approvato dal consiglio comunale, ma c’è la totale rottura fra il Sindaco e la maggioranza dominata dagli esponenti della DC di Ignazio Abbate. Il dibattito in Consiglio ha fatto emergere la frattura netta all’interno della maggioranza che scaturiva dal duo Abbate- Monisteri: quest’ultima ha visto approvare il dissesto grazie a 8 voti dei sui fedelissimi, rimasti a sostegno del sindaco, e ai 4 voti delle opposizioni.
Il resto della maggioranza, tutti di fede ‘abbatiana’ ha scelto di lasciare in aula 4 componenti, per garantire il numero legale, che si sono astenuti, mentre 8 consiglieri sono usciti dall’aula.
Ma quello che ha sancito la rottura definitiva che, in verità era nell’aria da tempo, sono stati gli interventi di due consiglieri della componente Abbate e l’intervento finale del sindaco Monisteri che apre, di fatto, scenari non del tutto imprevedibili, primo fra tutti, un rimpasto profondo in giunta.
La consigliera Frasca, senza mezzi termini, ha rivolto alla sindaca precise accuse di mancata condivisone della scelta di dichiarare il rimpasto, contestando anche la mancata consultazione delle parti sociali, non mancando di sottolineare come la decisione fosse stata improvvisa a fronte di recenti dichiarazioni rassicuranti sulla situazione economica.
Più pesante, e determinante per l’autorevolezza politica, l’intervento del consigliere Paolo Nigro che, non solo ha rivolto accuse di scarsa trasparenza nella gestione dell’iter per la dichiarazione di dissesto, ma ha anticipato un forte controllo sui conti e su ogni atto amministrativo.
Una sorta di dichiarazione di guerra all’indirizzo della ormai ex compagna di cordata, sostanzialmente accusata di essere la causa dell’attuale situazione difficile.
La sindaca Monisteri, in un intervento di chiusura ha parlato di due maggioranze a suo sostegno, scusandosi per quella componente che ha scelto, in parte di restare in aula e astenersi, in parte di uscire dall’aula, definendoli nel loro insieme come protagonisti di un atto di viltà.
Una reazione fin troppo pesante che ha creato una condizione difficilmente sanabile, una rottura aperta e definitiva con il suo ormai non più leader Ignazio Abbate, che potrebbe portare ad un repentino azzeramento della giunta con apertura di scenari del tutto nuovi.
A questo punto non si sa se definire più eclatante e difficile da risolvere la crisi economico finanziaria, con i tempi difficili che porterà per la città, o la crisi politica tutta interna alla maggioranza.
Nel capoluogo non c’è crisi, il comune è economicamente florido, non c’è nemmeno crisi politica ma non mancano le fibrillazioni e le agitazioni, tutte interne alla coalizione e alla maggioranza che sostiene il sindaco Cassì.
Le fibrillazioni sono di ogni ordine e grado: il primo cittadino è alla ricerca spasmodica di una casa politica, di un partito con il quale potersi proiettare alle regionali, non dimenticando di procurare un consistente sostegno al suo delfino, il vicesindaco Giuffrida che vuole fare il salto sulla poltrona più alta di Palazzo dell’Aquila.
In pratica, Cassì cerca il partito che possa realizzare il sogno suo, quello del vicesindaco e, a cascata, quello che può derivare di politicamente conveniente per tutto il suo gruppo. E non è poco.
Queste distrazioni lo allontanano dai problemi della città, dalle lentezze delle opere pubbliche, tutto è rivolto alla ricerca smodata del consenso, sembra che si viva, come ha scritto il segretario cittadino di Fratelli d’Italia, in un mondo fatato.
Fibrillazioni e agitazioni che sono venute fuori di colpo, con le dimissioni dell’assessore Distefano, di Sud chiama Nord, rimasto senza consigliere di riferimento che ha abbandonato il partito nel contesto di una situazione imbarazzante e irrisolvibile.
Apparentemente le dimissioni di Distefano, spontanee o imposte, risolvono i problemi, esito naturale dovrebbe essere l’assegnazione dell’assessorato all’ex consigliere di Sud chiama Nord, allo stesso o a persona da lui indicata e tutto continuerebbe sulla scia iniziale.
Invece il sindaco scegli di congelare il posto di assessore, per almeno 6 mesi, dicono i bene informati, tenterà di rendere libero un posto per eventuali richieste di un partito al quale decida di aderire, lascerà la poltrona come una ciotola con un osso verso cui guarderanno in molti, della maggioranza e, forse anche delle minoranze.
Il che rende le fibrillazioni e le agitazioni quanto mai vive, perché si aggiungono quelle dei civici della coalizione che non vedono bene questi movimenti del sindaco, pur evitando accuratamente di far trasparire lo scontento che li metterebbe subito alla porta.
Ci sono almeno due elementi delle minoranze che non disdegnerebbero di sostenere l’amministrazione, nella maggioranza almeno 4 elementi scalpitano, anche nella triade che si vuol far passare come vicina ad Abbate non è detto che qualcuno non possa sperare in un miracolo per opera di qualche santo in paradiso che si potrebbe trovare fra Catania, Agrigento e Ragusa.
Se negli altri Comuni i giochi sono imprevedibili, a Ragusa sono prevedibilissimi ma quanto mai incerti per le troppe variabili.

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