Ittiologia siciliana, e iblea in particolare, protagoniste a livello nazionale

Ha suscitato significativo interesse il primo intervento in programma riguardante la Sicilia presentato al Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Ittiologi Acque Dolci (A.I.I.A.D.) che ha avuto avvio ieri a Sulmona, in Abruzzo.
La comunicazione orale, presentata in videoconferenza dal biologo ragusano Antonino Duchi (coautore insieme all’Ing. De Pietro di Catania) ha avuto come argomento l’importanza dei Pantani di Gelsari e Lentini per l’Anguilla europea, specie a forte rischio di estinzione.
Infatti, le aree umide costiere, oltre ad essere dei ‘serbatoi di biodiversità’ e dei ‘depuratori naturali’ per le acque, risultano tra gli ambienti più produttivi per la fauna ittica ed in particolare per l’Anguilla europea.
La specie era un tempo estremamente diffusa e pescata anche in Sicilia ma ha mostrato anche nell’isola una forte riduzione a causa delle estese secche, degli sbarramenti dei corsi d’acqua che impediscono la migrazione e del forte inquinamento, nonché del bracconaggio.
Purtroppo, ha evidenziato il relatore, anche nelle realtà mediterranee, compresa la Sicilia, una serie di aree umide sono state bonificate. Se per alcuni di questi ambienti un recupero per la fauna ittica è indubbiamente problematico, per altri un recupero di tipo naturalistico, di cui potrebbe indubbiamente beneficiare l’anguilla, è ancora possibile.
Un esempio è dato proprio dai Pantani di Lentini e Gelsari: situati lungo la fascia costiera centro-orientale della Sicilia (province di Catania e Siracusa), essi costituiscono la porzione più importante di un vasto sistema di zone umide prima che, nel secolo scorso, si avviassero interventi di bonifica tramite canali di drenaggio e impianti idrovori per gettare le acque in mare. Prima degli interventi i pantani si presentavano come un’area
unitaria, nota come il “Pantano di Catania” o il “Pantano di Lentini”, collegata col mare tramite il fiume San Leonardo che li attraversava poco prima di giungere alla foce, risultando la zona umida più grande dell’intera Sicilia.
La relazione ha citato anche fonti storiche per confermare l’importanza della zona: infatti l’area era notissima a studiosi e viaggiatori, non solo per la strabiliante quantità di avifauna ma anche per l’attività di pesca nella quale eccelleva, per quantità e qualità, proprio quella all’anguilla.
In tempi recenti alcuni disservizi agli impianti hanno evidenziato la straordinaria capacità di queste aree di riconquistare gli spazi perduti e di ricostituire, in tempi rapidi, gli ambienti acquatici danneggiati.
Ciò ha portato al loro inserimento nella ZPS ITA070029 e proporre l’istituzione di una riserva naturale.
La vastità e la diversità degli ambienti presenti, soprattutto nel pantano Lentini, e la loro biodiversità associata, rende sempre più improponibile la prosecuzione degli interventi di eliminazione delle acque. Gli autori hanno quindi proposto che venga messo in atto un intervento per ricollegare l’area col mare, al fine di favorire la rimonta della specie. Infatti, una gestione naturalisticamente corretta dei pantani potrebbe avere sull’Anguilla europea un effetto benefico non solo per la Sicilia ma probabilmente per il Mediterraneo centrale, andando a recuperare un habitat di colonizzazione storica della specie, importante sia dal punto di vista della superficie sia, molto probabilmente, anche della produttività.
L’area umida potrebbe, inoltre, rappresentare un’area di ‘ripopolamento naturale pure per il mare costiero, per quanto riguarda anche altre specie che si muovono naturalmente tra acqua salata ed acque interne (cefali, spigole…).

Alla presentazione è seguito un breve dibattito nel quale sono intervenuti il Dr. Marco Zanetti, biologo-ittiologo coordinatore della sessione del convegno e il Prof. Lorenzo Tancioni dell’Università Roma2, che hanno chiesto chiarimenti al relatore fornendo, al contempo, pareri per la realizzazione delle opere di ricollegamento col mare nonché per lo sviluppo di studi e ricerche nell’area.
“Lo scambio di idee, pareri e proposte tra ricercatori è fondamentale per il continuo miglioramento delle ricerche e per effettuare interventi di salvaguardia e gestione naturalistica nel migliore dei modi” ha dichiarato il relatore Duchi “ e la partecipazione al convegno dell’A.I.I.A.D. è per noi ittiologi un elemento fondamentale di discussione ed aggiornamento”.

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