Il sindaco Cassì sceglierà il braccio di ferro

Era prevedibile, ci sono concreti segnali e affermazioni che fanno intravedere un braccio di ferro in cui si vuole cimentare il sindaco Cassì, sia per quanto riguarda la vicenda Iblea Acque e il parere legale sulla posizione dell’amministratore unico, sia per quanto riguarda la vicenda del Partenariato Speciale Pubblico Privato per la gestione del Castello di Donnafugata.
Prevedibile la posizione di Cassì che, altrimenti, dovrebbe ammettere due sconfitte, entrambe molto pesanti, ai limiti della tollerabilità per il prosieguo del mandato.
Pare che anche nel cerchio magico del primo cittadino ci sia la tendenza a voler resistere, fino a dove è possibile, consapevoli che una debacle potrebbe avere effetti deleteri su tutta la coalizione.
Analizzeremo separatamente le due questioni, soprattutto in relazione alle posizioni dei consiglieri comunali e dei loro interventi in occasione della seduta ispettiva del civico consesso, la prima dopo la pausa estiva, naturalmente impegnata da questi argomenti.
Per quanto riguarda la vicenda Iblea Acque, dopo l’esito negativo del parere legale pro veritate, chiesto dal sindaco Cassì, per conto del Comitato del Controllo analogo, circa la posizione dell’amministratore unico della società, in attesa delle decisioni dell’Assemblea dei Sindaci, già convocata per il giorno 10 prossimo, Cassì ha fatto capire, in Consiglio, in risposta ai vari interventi, di non voler cedere le armi.
È una posizione strana e inconcepibile, dopo aver chiesto un parere pro veritate, a seguito della specifica segnalazione della regione, Cassì viene fuori con considerazioni del tutto discutibili: parte dalla realtà che, spesso, fra gli stessi operatori del diritto, gli avvocati, come pure all’interno della magistratura, ci sono valutazioni e interpretazioni diverse della stessa norma, sottolinea che l’incarico all’ing. Poidomani è stato unanimemente conferito dai dodici sindaci, sulla base di relazioni giuridiche di esperti e di legali e da autorevoli pareri legali.
Perché, allora, nonostante il sostegno di questi autorevoli pareri si è voluto ricorrere alla richiesta di un ennesimo parere?
Per la cronaca, anche l’ing. Poidomani, in una intervista, ha voluto precisare che il parere ultimo è solo un parere di parte, non è la Cassazione né il parere di un giudice certo, mentre si ritiene sostenuto non solo da due pareri di esito del tutto contrario, ma sottolinea come anche l’incarico a suo tempo conferito dai sindaci sia stato sostenuto da apposito parere legale.
Del tutto plausibile, come ha sostenuto anche il sindaco Cassì, pensare che si vada al contenzioso, con esiti tutti da scoprire.
Ma quali sono state le posizioni, in aula dei consiglieri comunali?

Sostanzialmente, come abbiamo spesso sottolineato, un consiglio amorfo, senza spina dorsale, nessuno che abbia voluto o saputo esprimere pareri o posizioni sulla questione.

Del trio rosso solo il capogruppo PD Calabrese ha espresso soddisfazione per l’esito del parere che ricalca quanto sostenuto dalla sua parte politica.

Esaltato dal parere per lui favorevole, il consigliere Mauro ha rivendicato la sua ragione, che era stata già avvalorata dalla sollecitazione ai sindaci della Regione.
“noi non abbiamo buttato fango ma, piuttosto, abbiamo fatto luce, eravate voi ad avere fango per le mani” ha detto, chiedendo di esplicare quale sarà, ora, la posizione del Comune di Raguisa in seno all’Assemblea dei Sindaci.
Mauro ha chiesto la rimozione di Poidomani e le dimissioni del sindaco dal Comitato del controllo analogo, per non aver vigilato sulla corretta gestione della società, confidando nella sua coerenza.
Inoltre, ha sottolineato come sia stato prodotto un danno erariale e come i sindaci hanno continuato nell’errore nonostante le continue denunce.
In chiusura del suo intervento ha ancora evidenziato come, in occasione dei primi rilievi, fu un pool di importanti dirigenti del Comune ha ritenere infrondate le eccezioni sollevate, per cui si può affermare che presero un grosso abbaglio: “Come possiamo fidarci ancora di loro?” ha affermato pesantemente Mauro, riservandosi di inoltrare gli atti al nucleo di valutazione del Comune.

Pregevole opera di sospetto è stata definita la vicenda di Iblea Acque dal consigliere Marco Antoci, strenuo abituale difensore di Cassì e delle sue scelte, che ha attaccato esclusivamente il collega Mauro, ripercorrendo la cronistoria dei suoi rilievi all’assemblea dei sindaci, in specie dopo la sollecitazione della Regione, per fronteggiare la quale si decise di ricorrere ad un ennesimo parere legale.
Ha difeso le scelte di Cassì e dei sindaci, operate sulla base di precisi pareri, ha insistito sulla cultura del sospetto, ma ha deluso profondamente perché, da avvocato e da segretario comunale, non ha espresso il suo di parere, per cui si può interpretare la sua posizione facilmente da quanto detto.

L’intervento finale di risposta del sindaco Cassì, al netto delle considerazioni precedentemente accennate sul merito della questione, ha voluto ribattere al passaggio di Mauro in cui ha affermato “avevate voi il fango nelle mani, non eravamo noi a buttare fango su di voi”
Cassì ha parlato, come abbiamo riferito in altra parte del giornale, di cultura del sospetto, di retropensiero su possibili macchinazioni, con la quale si abituati a considerare la gestione della cosa pubblica, dove prevarrebbe il marciume e ha aggiunto che, probabilmente, chi è abituato in questi contesti politici, vede il marciume dappertutto, non comprende come ci possa essere un mondo diverso dove si tenta solo di perseguire il bene comune.
Affermazioni pesanti rivolte, inequivocabilmente, all’azione del consigliere Mauro che, legittimamente, alla fine della seduta, ancora dentro l’aula e, subito dopo fuori dall’aula, ha aggredito verbalmente e pesantemente, quasi sulla soglia dello scontro fisico, il primo cittadino, intimandogli come non si potesse permettere di usare determinate affermazioni che erano, inequivocabilmente, al lui rivolte.

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