Seconda giornata della Notte Bianca della Politica, organizzata dall’associazione culturale Scuola di formazione politica Italia Prossima.
Ancora grande interesse per l’iniziativa che, con il sostegno delle più importanti Università del Meridione, ha voluto mettere al centro i temi delle diseguaglianze, del nuovo umanesimo, dell’intelligenza artificiale attraverso una serie di confronti con gli autori di pubblicazioni sulle materie citate.
È sempre la politica al centro dell’attenzione della manifestazione, quella politica che si vorrebbe emarginare in nome della globalizzazione, della transizione digitale ed ecologica, dei nuovi rapporti attraverso la rete internet, la stessa politica che, invece, emerge, in più occasioni, come elemento indispensabile del pensiero e dell’agire umano, come mediatore delle criticità ancora non risolte del nuovo mondo.
La seconda serata di incontri è stata coordinata dal prof. Francesco Raniolo che ha introdotto i vari ospiti.
Si è iniziato parlando di intelligenza artificiale di digitalizzazione con il prof. Mauro Magatti, autore del libro “Super Società”.
Un ospite che ha esordito parlando di una città, Ragusa, affascinante ma “con i suoi problemi che si vedono”, peccato non aver potuto approfondire questa sua valutazione.
Al centro della discussione gli aspetti della sostenibilità, come problema economico e civico, e della digitalizzazione: per Magatti, negli ultimi 30 anni c’è stata una fortissima accelerazione della società, che il titolo del libro rappresenta, centinaia di migliaia di persone sono uscite dalla povertà, realtà che potrà avere sbocchi diversi, un salto storico assai potente che ha inciso su tre dimensioni sempre esistite ma che hanno cambiato scala.
La tecnosfera, l’intelaiatura tecnico economica planetaria, il modello di crescita ha il legame con la biosfera, poi c’è la sfera della conoscenza, la noosfera.
“Super-società” è il passo successivo alla globalizzazione, che è stato un enorme salto storico, quel processo ci lascia un’eredità complessa: sfide epocali come quella climatica, quella geopolitica, quella delle disuguaglianze… Il tentativo di vincere queste sfide è e sarà quello di formare una super-società, ovvero un nuovo modo di mettere in relazione l’individuo col gruppo; la persona con la società.
La super-società consisterà nella capacità umana di trattare e fare sintesi di tre dimensioni: la tecnosfera, la biosfera e la noosfera;
Queste tre dimensioni sono sempre esistite, ma il grado in cui sono aumentate e si sono intrecciate con la globalizzazione è senza precedenti. Una super-società che sappia gestirle può basarsi sulla partecipazione o sul controllo.
C’è uno scontro tra modello politico “occidentale” e “orientale”, l’Occidente ha perseguito l’individualizzazione, mentre “l’Oriente” la totalizzazione. Ovvero: se da noi la politica e la cultura hanno messo al centro il singolo, le sue prerogative e le sue libertà, altrove il ruolo apicale è stato occupato da apparati politici e burocratici sempre più grandi e pervasivi.
Occorre invece prendere atto che abbiamo un problema culturale più che tecnologico o economico. Occorre ripensare il concetto di libertà, l’individualismo è pura utopia, nessuno è indipendente, non esiste a prescindere, occorre mettere al centro il tema della formazione.
Secondo appuntamento quello con Davide Casaleggio che si è intrattenuto con il giornalista de La 7, Carmelo Schininà, ragusano, le cui riflessioni ci riserviamo di riferire e commentare a parte, in altra parte del giornale, per la loro valenza e l’importanza politica del personaggio.
Sono seguiti altri incontri, con la prof.ssa Luisa Torchia, docente di Diritto amministrativo al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre, autrice del libro “Lo Stato digitale”, che ha analizza i problemi giuridici e istituzionali connessi al rapporto fra tecnologia e democrazia, e la regolamentazione europea dell’intelligenza artificiale.
Oggi ci sono gli ‘stati’ digitali, Apple, Google, Facebook, che impongono poteri prioritari come in uno stato, è assai difficile regolare l’innovazione, l’Europa, l’America, i cinesi, hanno tutti modi diversi di approccio alla regolazione.
La Torchia ha accennato anche alla distorsione di taluni processi, ai principali problemi che lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione pone al diritto pubblico, il ricorso alle tecnologie nei processi decisionali e nelle amministrazioni, con riferimento ai problemi giuridici e istituzionali connessi e agli orientamenti giurisprudenziali.
Con il Consigliere di Stato, Giovanni Gallone, che ha interloquito con Maria Cristina Cavallaro, dell’Università di Palermo, è stato affrontato il tema della riserva di umanità per le funzioni amministrative.
Le problematiche connesse a decisioni di tipo amministrativo legate ad algoritmi, dove si pongono le criticità relative alla possibilità o alla necessità dell’intervento umano per correggere eventuali distorsioni o per mantenere, comunque, la centralità della persona come elemento decisionale finale.
Sono state affrontate le possibilità di intervento attraverso la costruzione dell’algoritmo, un meccanismo di partecipazione pubblica per rendere, comunque, l’esito dell’algoritmo un suggerimento, una via da seguire, mantenendo la priorità dell’intervento umano.
La tematica è stata analizzata anche per le questioni afferenti all’ambiente giudiziario.
Ha chiuso la serata Vittorio Emanuel Parsi, ordinario di Relazioni Internazionali nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università del Sacro Cuore di Milano, politologo, che, discutendo del suo libro “Il posto della guerra e il costo della Libertà” ha sviscerato i legami fra guerra e libertà.
Un curriculum di eccellenza quello dell’illustre ospite che rende estremamente autorevoli le sue riflessioni.
Parsi si occupa principalmente di relazioni transatlantiche, politiche di sicurezza in Medio Oriente e nel Mediterraneo. Insegna anche “Studi strategici”. È docente anche presso la facoltà di Economia all’Università di Lugano in Svizzera. È direttore di ASERI dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Fa parte del Gruppo di Riflessione e Indirizzo Strategico del Ministero degli Affari Esteri. È inoltre membro fondatore della Società per lo Studio della Democrazia (SSD) e insegna presso la Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Secondo Vittorio Emanuele Parsi è indispensabile tutelare la democrazia e la libertà perché ci siano prospettive di pace: “La scellerata guerra scatenata dal despota del Cremlino ci riguarda tutti. Non è solo una dichiarazione di ostilità mortale nei confronti dell’indipendenza nazionale ucraina, ma costituisce anche un attacco diretto al cuore dell’ordine internazionale: alle sue regole, alle sue istituzioni e ai principi sui quali si fondano”.
È indispensabile tutelare la democrazia e la libertà perché ci siano prospettive di pace: “Se non saremo noi a difendere il futuro di democrazia e libertà, nessuno lo farà. Che piaccia o meno, è questo il senso della guerra in Ucraina”.
Le possibilità di soluzione del conflitto sono legate alla capacità ucraina di far capire alla Russia che non potrà vincere militarmente questo conflitto. La possibilità per gli ucraini è di riconquistare la maggiore porzione del loro territorio e a quel punto iniziare a negoziare con i russi sulla base di un loro ritiro sulla linea di confine da cui sono partiti, che è comunque una linea di confine illegale.
La sicurezza della democrazia europea dipende dalla relazione con gli Stati Uniti, se le potenze autoritarie dovessero prevalere, costruirebbero istituzioni in maniera tale da fare del mondo un posto sicuro per le autocrazie. In qualunque Paese i popoli aspirino alla libertà e alla democrazia. Con un Putin al governo non c’è nessuna chance. Putin ha fatto arretrare quel poco di democratizzazione che era stata portata avanti in Russia prima del suo avvento.
La Cina ha dimostrato fino ad adesso di sostenere la Russia, ma ha anche dimostrato che ha anche messo dei paletti oltre i quali non vuole andare. I cinesi si sono irritati dalle menzogne di Putin che aveva detto: “Tempo un mese e sistemo la cosa”. Non è andata così, vedono anche che l’esercito russo non riesce a conseguire gli obiettivi che vuole nonostante la brutalità che impiega, a fronte dell’esercito ucraino.
E forse qualche riflessione sulle loro forze armate i cinesi se le fanno, perché la Cina ha tante forze armate, ma l’ultima volta che ha combattuto era ai tempi della guerra di Corea. Le altre riflessioni del prof. Parsi.