Le vere vittime: le opposizioni

di Vilnius Nastavnic
Senza rendersene conto, i 5 Stelle, per la foga di accaparrarsi qualche poltrona di Presidente o di vice nelle commissioni, hanno colpito duramente le opposizioni

Hanno perso, ma non una o due Presidenze, cosa, del resto, per nulla importante, piuttosto hanno dimostrato di essere poco rispettate. Ed è più grave di perdere una poltrona insignificante, per mano di neofiti della politica.
Le opposizioni, vere vittime del gioco di rinnovo delle Presidenze, hanno subito uno smacco senza riuscire ad opporre nessuna reazione. Messa a nudo l’inconsistenza di una variegata minoranza che, del resto, non ha cavato un ragno dal buco in oltre due anni e mezzo di sindacatura Piccitto.
Tutti i 12 componenti la minoranza non sono attaccati per necessità al  gettone di presenza, ma possiedono tutti, in maniera innata, una incapacità per l’azione plateale, eclatante, la sola cosa che li potrebbe far uscire dall’anonimato di una opposizione senza risultati, dove sono stati cacciati da una sconfitta epocale e dove rischiano di rimanere fino al rispettivo termine della carriera politica.
Considerata la verificata scarsa efficienza delle commissioni, unita ai costi inutilmente esorbitanti per i risultati, le opposizioni potrebbero dimettersi in massa dalle commissioni, lasciando così alla maggioranza la responsabilità di tenere in vita organismi inutili, per di più dimezzati formalmente e praticamente.
Sarebbe un colpo d’ala di sensazionale effetto sull’opinione pubblica, i cui derivanti risparmi potrebbero essere meglio sbandierati delle riduzioni alle indennità di carica e che potrebbe indurre al ritiro la stessa maggioranza, moltiplicando il risparmio.
Perché, a questo punto, altre mosse delle opposizioni non ne restano e, considerato lo schiaffo subito, c’è solo da leccarsi le ferite che, inconsapevolmente, i grillini hanno procurato.
Innanzitutto nessuno si è strappato le vesti per la perdita delle Presidenze, ma non c’è stata nemmeno una reazione a tutela, se non delle persone almeno delle opposizioni come entità.
Se Giorgio Mirabella è una vittima,  lo è del suo nuovo partito, Forza Italia, rimasto silente, che non lo ha difeso, che non ha levato una sola parola, estendendo l’assenza dalla scena locale e confermando l’inconsistenza politica di chi dovrebbe tenere le redini delle macerie del partito, destinato, ormai, alla scomparsa dal territorio ibleo se non si corre ai ripari affidandosi a qualche “senatore” della politica, esperto per un risanamento di questo genere che deve essere, prima di tutto, di immagine da ricostruire, anche con pochi voti.
Ma, d’altra parte, chi è causa dei suoi mali, pianga se stesso, perché Mirabella, dopo l’eliminazione dei monogruppi, poteva, anzi doveva, restare alla finestra, nel gruppo misto, come una novella Giulietta: avrebbe avuto modo di rimirare gli eventi, possibilmente sarebbe stato corteggiato, politicamente, non abbracciando un partito che ora, e forse in futuro, nulla può offrire; oggi, come sussurra qualcuno, forse, sarebbe ancora Presidente della 6ª commissione.
Potranno essere gratuite illazioni, ma spesso, politicamente, non si guarda solo la persona, ma gli ambienti che frequenta, ed è risaputo il giudizio espresso da molti grillini sul partito e sulle politiche del passato di Berlusconi.
Nessuno delle minoranze ha espresso posizioni ufficiali a difesa delle mosse subite dai due Presidenti di opposizione. Solo il Pd, per bocca del consigliere Chiavola,  ha espresso il convincimento che tutte le responsabilità devono cadere sulle spalle della maggioranza e che le minoranze devono fare solo opposizione.
Per il resto, da rimarcare solo il concreto atteggiamento del consigliere La Porta che, in assenza di garanzie sulla rielezione di Presidenti delle opposizioni e, segnatamente degli uscenti, ha salutato e ha abbandonato la seduta.
In una disputa che non ha un vero vincitore, si è imposto, comunque, il Presidente del Consiglio Comunale, Giovanni Iacono che ha coordinato le convocazioni e i lavori delle sedute, fino all’elezione del Presidente, e, ancora, lo dovrà fare per la 1ª e la 3ª commissione, con il consueto equilibrio e  una attenzione particolare, in una fase della vita consiliare di Palazzo dell’Aquila particolarmente delicata.
Una guida che, ancora una volta, si è dimostrata essenziale in un contesto politicamente piuttosto disordinato dove, con estrema pazienza e sopportazione, adegua la sue diverse statura politica e visione dei fatti, alle esigenze determinate da soggetti politici ancora in bilico fra vecchio e nuovo, con poca consapevolezza della realtà politica del momento che, pur sempre, deve essere tenuta in conto.  

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