Nani e ballerine

Per i più giovani, giova riportare quanto si legge su wikipedia a proposito della locuzione ‘nani e ballerine’, utilizzata nel lessico giornalistico e politico italiano per alludere, in maniera proverbiale, al clima culturale, gaudente e cortigiano, che negli anni 1980 aleggiò negli ambienti e permeò le frequentazioni della classe dirigente politica italiana che faceva riferimento al Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi, Claudio Martelli e Gianni De Michelis.
L’espressione si riferiva al circo cortigiano che circondava e si muoveva nel sottobosco di un ambiente politico di eterogenea composizione e di indole diseguale, popolato da «amministratori, uomini d’affari, professionisti intelligenti e militanti pieni di passione.
L’espressione è una frase d’autore la cui paternità appartiene a Rino Formica, Ministro delle finanze, ma anche esponente di spicco dello stesso partito socialista, che la utilizzò per etichettare l’ambiente umano e politico della dirigenza del suo partito, bollata, con toni spregiativi, come una «corte di nani e ballerine».
L’epiteto era riferito, in particolare, all’Assemblea Nazionale del Partito Socialista Italiano, un organo privo di ogni autonomia e potere decisionale, con cui si era deciso di sostituire il Comitato centrale, fino ad allora vero organo politico del PSI. Quell’assise, ossequente e pletorica, era imbottita di personaggi di varia indole e provenienza.

Ci viene da pensare alla locuzione assistendo al clima politico che attualmente gravita sulla città, dove manca un dibattito serio e aperto sul futuro della stessa, dove si perde tempo fra i rilievi di opposizioni rivelatesi molli e inconsistenti, fibrillazioni interne alla giunta e alla maggioranza che da atriali sono diventate ventricolari, quindi assai più gravi e preoccupanti, una comunicazione di palazzo che si rivela sempre più al di sotto dello zero, con repliche che, per comodità, non mettono bene a fuoco entità e sostanza dei rilievi.

Circolava voce, in ambienti di palazzo che determinate voci dell’opposizione fossero ben gradite dal sindaco e dal suo stretto entourage perché vantaggiose alla causa, in quanto invise alla gente, solo litanie fastidiose per un popolo incantato da Cassì e dalla sua amministrazione.
Reazioni forti del sindaco ad ultime esternazioni critiche nei confronti dell’amministrazione, fanno trasparire un atteggiamento mutato, forse anche preoccupato in vista di un desiderato rinnovo del mandato.

L’ultimo episodio si riferisce ai contenuti della conferenza stampa del Partito Democratico per i quali, senza citare la provenienza delle esternazioni e delle critiche, il primo cittadino ha ritenuto sfornare l’ennesimo comunicato che mira alla banale strategia: ‘noi siamo nel giusto, noi siamo i migliori, tutto quello che viene detto contro di noi è solo becero tentativo di screditarci, gli altri sono cattivi, dicono cose non vere e muovono attacchi nel disperato tentativo di avere, un giorno, la meglio’.

Un refrain della politica locale che, ormai, ha stancato la gente e che, a ben guardare, serve solo all’amministrazione per avere visibilità in un contesto nel quale gli elettori, delusi e meno delusi, aspettano la nuova tornata, forse per mantenere la tradizione che non ha visto mai a Ragusa, da quando c’è l’elezione diretta del sindaco, la riconferma di quello in carica.
Si dirà subito che nel 2011 Dipasquale fu confermato, ma là si era su altri livelli politici e di politica.

Cosa non è piaciuto a Cassì della conferenza stampa del PD, perché a questa sono facilmente riconducibili gli argomenti della replica che il primo cittadino definisce “questioni di attualità”?

Dalla discussione sul bilancio è emerso che al 31 dicembre scorso c’erano in cassa ben 29 milioni di euro.
Pur facendo tesoro della precisazione dell’assessore Iacono sul fatto che si trattava di un dato fotografato a quella data, quindi mutevole anche in breve tempo, lo stesso assessore parlava di liquidità, di capacità di spesa dell’amministrazione, segnale anche, in riferimento ad altri indicatori come i residui attivi e passivi, di buona e sana amministrazione.
Non quindi, come vorrebbero far apparire i detrattori, incapacità di spesa, manina corta degli amministratori, ma solo distorsione della realtà da parte di “chi è evidentemente inesperto in materia di conti pubblici e contabilità”.
Da sempre la liquidità di cassa, al di là delle contorte regole di bilancio, è stata indice di possibilità di spesa, anche nella vita normale avere liquidità disponibile permette potenzialmente di far fronte a spese impreviste e non programmate.
Invece, cosa veniamo a scoprire, dall’intervento del Sindaco che gira del tutto la frittata a vantaggio suo e della sua amministrazione: senza fare distinzioni che sarebbero, a questo punto opportune, ci rivela che i 29 milioni “sono denari che il Comune è riuscito a ottenere per investimenti già programmati ed in via di esecuzione, e che vanno pagati secondo passaggi e tempistiche predefinite”
Detta così, viene da chiedere, c’è un attivo di cassa e a quanto ammonta, al netto delle regalie regionali e statali? Questo il sindaco non lo precisa.
Addirittura, afferma che fra i 29 milioni c’è il finanziamento del Teatro Concordia, ma non ci sembra che i fondi della legge su Ibla, nel tempo, siano stati mai considerati attivo di cassa, come pure ci sembra improbabile che l’ultima integrazione per completare il progetto sia già nella disponibilità materiale delle casse comunali.
Frittata girata per ribadire che è tutto dovuto alla vitalità della Amministrazione, alle capacità di intercettare finanziamenti, alla efficace azione di riscossione dei tributi, al grande fermento progettuale in atto di un ente affidabile con elevata capacità di programmazione.
Diremmo noi, fortuna di essersi trovati sotto la nuvola che sta scaricando fondi in maniera tempestosa, qualsiasi amministrazione, pur con le dovute differenze naturali ma con gli stessi dirigenti e uffici sarebbe rimasta inzuppata dalla pioggia, come stanno facendo anche comuni meno virtuosi del nostro.

E per portare acqua al proprio mulino, il sindaco afferma che “questi alti standard di progettazione” hanno obbligato a conferire, solo nel 2021, incarichi professionali per oltre 3 milioni di euro a base d’asta.
Ben 71 professionisti o studi professionali esterni alla Amministrazione sono stati coinvolti a supporto degli uffici comunali nell’ambizioso programma di interventi e di opere pubbliche che interessa tutto il vasto territorio ragusano.
Un ulteriore segnale “della grande vivacità nell’azione di reperimento di risorse provenienti dalla Regione, dallo Stato e dell’Unione Europea”, ben prima che si affacciassero sul panorama i fondi del PNRR.
Naturalmente, senza fare cenno a questioni particolari, oggetto anche di diverse riunioni del Consiglio dell’ordine degli Avvocati, su incarichi a società legali con socio unico parente stretto di una impiegata dell’ufficio tecnico, questione sollevata anche in conferenza stampa e della quale questo giornale si era ampiamento occupato, il sindaco tiene a precisare, per ribattere ai contenuti della conferenza stampa del PD, che si tratta “di incarichi attribuiti seguendo procedure competitive (nei casi più onerosi) o per affidamento diretto (per importi sottosoglia), secondo un rigido criterio di rotazione che ha coinvolto professionisti sempre diversi, individuati dalla componente gestionale dell’Ente (dirigenti e funzionari) e non da quello politico (sindaco e assessori). Un modo oltretutto per muovere l’economia locale, offrendo opportunità lavorative a decine di liberi professionisti in un momento di crisi”.
Peccato che così non la pensano altri addetti ai lavori, professionisti del settore che vedono sotto altra lente la questione: qualcuno dice che per alcuni la rotazione non esiste, che per alcuni professionisti con titoli e curriculum di spessore zero incarichi, mentre qualche collega è già al secondo incarico, qualcuno avrebbe avuto modo di offrire ribassi irrisori, altri hanno dovuto praticare ribassi del 15, 20 e 30 % .

Certo, il Sindaco, in primis potrebbe fare chiarezza, pubblicare un elenco dei beneficiari di incarichi diretti e di incarichi con procedura competitiva, questi elenchi di potenziali collaboratori, comunque, vanno fatti prima, fra quanti possono essere interessati, si stabilisce il criterio di affidamento, soprattutto quello diretto, tutto viene fatto alla luce del sole, così da non provocare alcun tipo di protesta.
Al nostro primo cittadino non va giù che qualcuno metta in discussione la limpidezza dell’azione amministrativa, ma non fa usare detergenti accettabili per pulire le vetrate della casa che vorrebbe essere di

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