Non è esagerato parlare di comportamenti, atteggiamenti e parole al limite del vilipendio nei confronti del Prefetto di Ragusa, da parte di ben identificati consiglieri comunali che, in occasione dell’ultima seduta del civico consesso, in relazione alle questioni inerenti il progetto di Partenariato Speciale Pubblico Privato, hanno riservato, al massimo rappresentante dello Stato sul territorio, critiche immeritate e prive di motivazioni fondate, per il suo interessamento nel cercare soluzioni ottimali per la gestione dell’importante bene pubblico del Comune di Ragusa, per il quale l’ente proprietario ha mostrato, peraltro, scarsa capacità di intravedere sbocchi gestionali positivi se non con l’intervento del privato.
L’argomento è all’ordine del giorno e l’attenzione non è rivolata solo al progetto speciale di partenariato, quanto all’atteggiamento nei confronti delle iniziative del Libero Consorzio e del Prefetto che, naturalmente scevri da qualsivoglia interesse, avevano tentato solo un’azione per il bene comune e la cosa pubblica.
Una tematica particolarmente sentita da Sergio Firrincieli, capogruppo del Movimento 5 Stelle, che stigmatizza l’atteggiamento di quattro colleghi ( i colleghi Antoci, Iurato, Calabrese e Sortino NdR) che avrebbero criticato, in forme diverse, la posizione del prefetto di Ragusa con riferimento alla vicenda della gestione del castello di Donnafugata.
“Per carità – scrive Firrincieli in una nota – siamo in democrazia ed è chiaro che tutti possono dire la loro. Però se il prefetto, in qualità di rappresentante dello Stato, e quindi di massima autorità presente in città, abbia deciso, dopo avere scandagliato il caso, di intervenire, alla presenza, tra l’altro, dei vertici delle forze dell’ordine, convocando il sindaco, significa che avrà avuto le sue buone ragioni. E non capisco, dunque, di che tipo di ingerenza stiamo parlando”.
E lo stesso esorta i colleghi a valutare con attenzione le scelte del bon ton istituzionale.
“Non voglio mettere bocca sulle dichiarazioni di questi colleghi – continua Firrincieli – però se non mi stupisco che a rilasciarle siano neofiti, mi sorprende un po’ di più il fatto che ad agire in questo senso siano stati colleghi che di primo pelo certo non si possono definire”
Ancor Firrincieli: “Quando si muove il prefetto, ci si rimette, di solito, a quelle che sono le sue indicazioni anche perché, lo ricordo, a parlare è lo Stato che siamo chiamati a rispettare e a servire con onore e disciplina. Se il prefetto chiama, si va.
Il prefetto non bacchetta e non mortifica, semmai esorta al dialogo e alla ricerca di soluzioni mediate entro l’alveo della legge.
In ultimo non si presta a niente e a nessuno. È un’offesa già solo pensarlo.
In attesa, comunque, che il bando possa essere prorogato ci sorprende, poi, la straordinaria, e a volte anche fuori luogo, veemenza con cui il sindaco difende la propria posizione sul castello.
Per carità, che una difesa ci voglia è opportuno e politicamente corretto. Ma si percepisce dalle sue parole un atteggiamento eccessivamente prevaricante di questa posizione, come se fosse una questione di vita o di morte. Naturalmente, speriamo di sbagliarci e speriamo che tutto possa ritornare nell’ambito della normalità”.