Sono ormai in molti a considerare il progetto del ponte sullo Stretto di Messina come un’opera sbagliata, inutile e dannosa per il Meridione del Paese.
Nonostante il Governo Meloni, ed in particolare il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Salvini, non perda occasione per enfatizzare l’utilità del ponte sullo Stretto di Messina presentandolo come un’opera green, sicura, moderna, un acceleratore di sviluppo per l’intero Meridione, fondamentale per migliorarne la rete dei trasporti, in realtà è tutt’altro che un’opera green, dal momento che causerebbe un disastro ambientale senza precedenti devastando un patrimonio paesaggistico e naturalistico di enorme valore.
Il progetto, datato di decine di anni, è stato messo -tra l’altro- in seria discussione dal Ministero dell’Ambiente, che lamenta la compatibilità del progetto con gli aggiornamenti dei vincoli ambientali e paesaggistici odierni, la mancanza di informazioni sulla gestione e lo smaltimento delle terre e rocce da scavo (limitandosi all’elenco delle aree di cantiere), la penuria di dati sui rischi per la biodiversità, la flora e la fauna, il paesaggio, la salute pubblica ed in ultimo, ma non per importanza, la sicurezza dell’opera, stante la mancanza di test finalizzati a verificare la sua resistenza ai terremoti ed al vento.
Sarebbe, dunque, insensato, pensare di investire oltre 15 miliardi su un progetto oramai datato, non attuabile, che apporterebbe, tra l’altro, alla popolazione del luogo disagi incalcolabili dato che per la realizzazione dell’infrastruttura sarà necessario espropriare abitazioni private, alberghi e ristoranti ubicati nelle zone dove sorgerà il cantiere.
Le priorità della Sicilia, in realtà, sono altre e vanno dalle infrastrutture interne, inesistenti o inefficienti, alla penuria, sempre più contingente di acqua piovana innescata dal cambiamento climatico, in atto ormai da qualche decennio, che ha causato un innalzamento delle temperature ed una scarsità di piogge senza precedenti.
Come segnalato dalla stessa amministrazione regionale, il 2023 è stato “il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo” e anche i primi mesi del 2024, “caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, hanno confermato questa tendenza”.
Siamo, dunque, in piena emergenza siccità, in Sicilia non piove da mesi e le conseguenze della mancanza d’acqua sono evidenti: i laghi artificiali sono vuoti, molti fiumi sono in secca e gli agricoltori non riescono a irrigare i campi.
La regione Siciliana ha già approvato interventi straordinari per far fronte alla siccità, così da gennaio è iniziato un piano di razionamento in molti comuni.
È chiaro che, oramai, la siccità, nella nostra regione, è diventata una costante inderogabile tale da non potersi più affrontare con la realizzazione di grandi invasi come fatto in passato. Il cambiamento climatico, con la riduzione delle piogge e dell’acqua accumulata negli invasi, ci impone di trovare nuove ed urgenti soluzioni. Ripristinare i dissalatori, per esempio, accompagnando tale attività con altre azioni, a partire dalla limitazione delle perdite nelle reti idriche, potrebbe contribuire a limitare fortemente il problema della siccità.
“In questi anni – affermano i co-portavoci provinciali Angelo Iemulo e Rosathea Caruso – un grande progresso ha investito le tecniche di desalinizzazione dell’acqua salmastra, tant’è che i dissalatori moderni sono molto più sostenibili e soprattutto meno dispendiosi degli impianti di un tempo.
E se i dissalatori, nell’ottica di un finanziamento del Pnrr, non sono neanche rientrati nella programmazione della Regione in quanto non si è stati in grado di prevedere una stagione così pesante da un punto di vista climatico, perché non finanziare la realizzazione di impianti di dissalazione con i fondi stanziati per la costruzione di un ponte il cui progetto si presenta, ictu oculi, irrealizzabile e fallimentare?”
Ragusa, lì 29 aprile 2024
FEDERAZIONE PROVINCIALE EUROPA VERDE RAGUSA
Co-portavoci Angelo Iemulo, Rosathea Caruso